Finanza Climatica, trovato l’accordo per stanziare i fondi promessi ai paesi più vulnerabili
Le nazioni più ricche avevano promesso 100 miliardi di dollari all'anno, entro il 2020, per supportare i paesi più vulnerabili nella lotta alla crisi climatica. Con il nuovo accordo annunciato a Parigi, forse, riusciremo a centrare l'obiettivo, ma non mancano le criticità
Nei giorni scorsi, a Parigi, si è svolto un importante vertice sulla finanza climatica: hanno partecipato leader e delegazioni dei governi nazionali, organizzazioni non governative e rappresentanti del settore privato. Durante il summit – copresieduto dal primo ministro delle Barbados, Mia Mottley, e dal presidente francese, Emmanuel Macron – è emerso un ampio consenso sulla necessità di intensificare gli sforzi per affrontare la crisi climatica e di fornire risorse finanziarie adeguate per far fronte alle sfide che questa comporta.
Tra i principali risultati del vertice, l’annuncio di un nuovo “patto globale per la finanza climatica” che mira a mobilitare risorse su larga scala per affrontare la sfida della crisi climatica e supportare gli sforzi di mitigazione e adattamento nei paesi più vulnerabili.
Il patto presentato a Parigi è il risultato di un’intensa cooperazione tra governi, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile. L’obiettivo principale è quello di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2025 per sostenere progetti legati al clima nei paesi in via di sviluppo. Questi fondi saranno utilizzati per finanziare misure di mitigazione, adattamento, resilienza e transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Il patto si basa sull’Accordo di Parigi sul clima, siglato nel 2015, che ha stabilito l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale entro i 2 gradi rispetto i livelli preindustriali, facendo il possibile per restare entro 1.5°C. I paesi più ricchi avrebbero già dovuto raggiungere l’obiettivo di stanziare 100 miliardi all’anno entro il 2020, ma la promessa non è stata finora mantenuta: il nuovo patto globale punta adesso a colmare questa lacuna fornendo finanziamenti e supporto tecnico a quei paesi che ne hanno maggiore bisogno. I fondi dovrebbero arrivare da diverse fonti di finanziamento, tra cui contributi pubblici e privati, prestiti, investimenti e strumenti finanziari innovativi. Saranno coinvolte anche istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, per garantire la massima efficacia e trasparenza nella gestione dei fondi.
La finanza climatica ha fatto un passo avanti importante, ma perché il patto abbia successo sarà fondamentale un impegno concreto nel mettere in atto politiche coerenti e nel destinare risorse finanziarie adeguate, oltre a garantire una gestione responsabile ed efficace dei fondi perché permettano di raggiungere davvero gli obiettivi prefissati.
Come molti osservatori hanno evidenziato, inoltre, i tavoli negoziali di Parigi hanno a malapena affrontato i problemi di fondo che impediscono ai paesi più poveri di investire adeguatamente in misure per lo sviluppo e il contrasto alla crisi climatica – in particolare il loro pesantissimo debito pubblico -: un elefante nella stanza che rischia di rendere poco efficaci le misure adottate.
Tra le criticità più importanti rilevate dagli osservatori anche il ruolo cruciale assegnato alla finanza privata e agli istituti finanziari. Secondo Climate Action Network International, «avvicinandosi alle fonti di finanziamento private e modificando i margini delle banche multilaterali di sviluppo esistenti, il vertice si è limitato a vestire il vecchio con una nuova confezione, ad esempio suggerendo “pause del debito” per i paesi poveri colpiti da disastri piuttosto che la cancellazione completa del debito». «Con l’escalation degli impatti climatici – avverte l’organizzazione -, la finanza pubblica rimane fondamentale per affrontare questioni come l’adattamento e le perdite e i danni che vengono ignorati dagli attori del settore privato».
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