G20: firmato l’accordo su Clima ed Energia, peccato che manchino due punti fondamentali
I prossimi 100 giorni saranno cruciali: le speranze sono ora riposte nel G20 di Roma e nella Cop26 di Glasgow
Al G20 di Napoli i Paesi non hanno trovato un accordo per accelerare nella lotta contro la crisi climatica in corso. L’accordo “Communiqué su Clima ed Energia” è stato approvato, ma mancano i due punti più importanti che contribuirebbero in modo sostanziale a sveltire il processo di decarbonizzazione e il contenimento delle temperature globali al di sotto della soglia degli 1,5°C.
A mettersi di traverso sono 5 i Paesi, tra cui Cina, Russia e India. Con il G20 sarebbe stato possibile stabilire una data per l’uscita dal carbone e mettere nero su bianco l’impegno dei Paesi nel frenare il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi. Ma al momento non è stato possibile andare oltre l’Accordo di Parigi, che fissava a +2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali l’anomalia massima di temperatura raggiungibile a livello globale.
Su 60 articoli del “Communiqué” ne sono stati approvati 58: «due sono stati estratti perché non è stato possibile trovare l’accordo – ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani -. Quindi alcuni punti sono stati rinviati ai livelli di decisione politica più alta del G20 dei capi di Stato: oggettivamente è stato un ottimo risultato».
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Impossibile dunque trovare l’accordo sulla decarbonizzazione e sul frenare il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi entro il 2030. I Paesi del G20 sono responsabili dell’85% delle emissioni globali di gas serra e rappresentano l’80% del Pil mondiale. «Usa, Europa, Giappone e Canada sono favorevoli, ma quattro o cinque paesi, fra i quali Cina, India e Russia, hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi», ha riferito Cingolani.
A poco è valsa la lettera aperta, sottoscritta da un gruppo di Ong ambientaliste, tra cui i Fridays for Future, Peacelink, Campagna Giudizio Universale, Client Earth, in cui si chiedeva ai Paesi del G20 un impegno forte e un insieme di misure post-pandemia per affrontare la crisi climatica.
Crisi climatica, dal G20 alla Cop26: i prossimi 100 giorni saranno cruciali
Su questi due punti la questione dunque resta aperta, e probabilmente verrà riaffrontata al G20 di Roma in ottobre e poi alla COP26 di Glasgow, tra 100 giorni, il prossimo novembre. «In un documento in cui dobbiamo mettere d’accordo economie basate sul petrolio ed economie che invertiranno la curva, sì, ma al 2060, dire che tutto va giocato in questa decade è complicato e insieme con la questione del contenimento della temperatura compone un bel puzzle che deve essere negoziato – ha detto Cingolani – Ci sono Paesi che hanno problemi su questi target, come i Paesi Arabi, in parte la Cina, la Russia e i Paesi emergenti, ma non escluderei che continuando la discussione si possa trovare la sintesi».
Nel documento approvato è stato ribadito l’impegno di tutti sui punti già approvati nell’Accordi di Parigi e si è deciso di aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, i più colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico. Tutti i Paesi sono attivi nella transizione energetica totale, con l’uso di 2 miliardi delle risorse dei Climate Investment Funds (CIFs): i Paesi hanno riconosciuto l’importanza ancora da sfruttare dell’energia rinnovabile offshore, che potrebbe rappresentare la vera svolta nel processo transizione energetica poiché sfrutta l’energia oceanica, eolica, delle maree e del fotovoltaico galleggiante. Secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), le rinnovabili offshore hanno il potenziale per soddisfare più di venti volte l’odierna domanda globale di energia.
Nonostante il mancato accordo sui due punti chiave Cingolani si è detto soddisfatto del risultato: «penso che possiamo essere assolutamente contenti e soddisfatti, non avevamo tutto questo ottimismo, sembravano esserci barriere più alte. Abbiamo ottenuto un accordo che credo sia assolutamente senza precedenti perché per la prima volta il G20 accetta che clima e politica energetica sono strettamente connessi».
La crisi climatica però non aspetta, anzi, procede ad un passo sempre più veloce. Il tempo per intervenire è poco e ogni volta che vengono rimandate azioni risolutive, l’ostacolo da superare diventa via via più grande. La Cop26, tra circa 100 giorni, sarà forse l’ultima chance per cambiare davvero qualcosa. Peccato non arrivarci con un accordo all’altezza della sfida.
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