Ursula Von Der Leyen, la neoeletta presidente della Commissione europea, prima donna ad rivestire questo ruolo, ha dichiarato di voler inasprire le misure per contrastare i cambiamenti climatici attraverso un “green deal” europeo. La sua posizione sulle tematiche climatiche è stata una carta decisiva per convincere popolari, liberali, socialisti e verdi anche se in molti considerano le promesse fatte finora ancora troppo vaghe.
L’esponente democristiana tedesca ha manifestato l’intenzione di voler tagliare le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 rispetto al livello del 1990: per Von Der Leyen «l’Unione Europea sarà il primo continente al Mondo a diventare carbon neutral».
In che cosa consiste il “Green Deal” europeo di Von Der Leyen?
Entro il 2021 Ursula Von Der Leyen ha promesso che la Commissione europea, sotto la sua guida, metterà a punto un «piano completo» per portare l’obiettivo al 55% in «modo responsabile». «Per avere un impatto reale, il Mondo deve muoversi insieme» ha dichiarato Von Der Leyen, aggiungendo che l’UE dirigerà i negoziati per aumentare le ambizioni dei Paesi che emettono di più. «L’Unione Europea – ha dichiarato – sarà il primo continente al Mondo a diventare carbon neutral». «Siamo sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – scrive nelle linee guida del suo piano politico -. Ma dobbiamo andare oltre e più velocemente se siamo veramente intenzionati a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Attualmente abbiamo come obiettivo la riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030. Ma dobbiamo essere più ambiziosi di così». Nei primi 100 giorni del suo mandato Ursula Von Der Leyen vuole, quindi, mettere a punto il “green deal”, una piano complesso per far sì che l’Europa diventi il primo continente a raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni di CO2 entro il 2050. Un green deal europeo che arriva pochi mesi dopo il green new deal americano, voluto dalla giovane parlamentare democratica Alexandria Ocasio-Cortez.
Come? Le misure indicate da Von Der Leyen, al momento, non sono molto dettagliate. Ursula Von Der Leyen punta ad istituire un “fondo di transizione” per aiutare le comunità nel passaggio verso l’uso di energia pulita. Cercherà di istituire quello che ha preso il nome di “Carbon Border Tax“, misura spesso proposta ma senza successo, che prevede l’aumento delle tasse su beni e servizi importati da Paesi con politiche climatiche più deboli e in cui l’industria non è vincolata ad alcun mercato del carbonio. Par fare tutto questo intende riformare la Banca europea degli investimenti e trasformarne un parte in una “banca per il clima” e sbloccare 1.000 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Un passo in avanti considerevole tenendo conto che nel 2018 la Banca Europea ha investito 16.2 miliardi di euro in politiche di mitigazione e adattamento per i cambiamenti climatici.
Promesse «incoraggianti» ma troppo «vaghe»
Céline Charveriat, direttore esecutivo dell’Istituto per le Politiche Ambientali Europee, ha sottolineato come, per la prima volta, i cambiamenti climatici siano diventati «decisivi per l’esito della votazione». In effetti i suoi piani ambiziosi per il clima hanno dimostrato come oggi la lotta ai cambiamenti climatici sia “in voga” a Strasburgo. Un fatto «incoraggiante» per alcuni, ma basato su una strategia «ancora troppo vaga» per altri. Per questo motivo «molti partiti hanno deciso di non dare carta bianca a Von Der Leyen- ha commentato Charveriat.- Dovrà essere in grado di mantenere le promesse fatte in ambito di politiche climatiche».
Alcuni, infatti, hanno criticato il “Green Deal” di Von Der Leyen perché insufficiente nel rispondere alle richieste fatte dai movimenti climatici nati negli ultimi mesi in tutta Europa e perché privo di un programma dettagliato. Le leader dei Verdi Ska Keller, ad esempio, ha detto di aver apprezzato la retorica ma non il contenuto perché «troppo vago per poter essere credibile». La sensazione è che manchi un po’ di sostanza dietro le promesse fatte. Staremo a vedere.