Stati Uniti, 2 trilioni di dollari di danni ad altri Paesi a causa delle emissioni
Una nuova analisi mette gli Stati Uniti davanti a Cina, Russia, India e Brasile in termini di danni globali
Gli Stati Uniti hanno inflitto quasi 2 trilioni di dollari di danni ad altri Paesi a causa degli effetti derivanti dalle loro emissioni di gas serra. A stabilirlo è una nuova analisi che per la prima volta quantifica le responsabilità delle nazioni nell’alimentare la crisi climatica. Gli Stati Uniti precedono Cina, Russia, India e Brasile in termini di danni globali.
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Stati Uniti, 1,9 trilioni di dollari di danni causati a Paesi perlopiù poveri
L’analisi rivela che gli Stati Uniti, a causa dell’enorme quantità di gas serra pompato nell’aria, sono responsabili di 1,9 trilioni di dollari di danni a diverse nazioni dal 1990. A farne le conseguenze sono stati soprattutto i Paesi poveri che hanno pagato attraverso ondate di caldo sempre più intense, raccolti insufficienti e tantissime altre conseguenze. Ciò pone gli Stati Uniti davanti a Cina, attualmente il principale produttore mondiale di emissioni, Russia, India e Brasile come i prossimi maggiori contributori al danno economico globale attraverso le loro emissioni. Insieme, questi cinque Paesi hanno causato un totale di 6 trilioni di dollari di perdite in tutto il mondo, ovvero circa l’11% del PIL globale annuo dal 1990, alimentando così la crisi climatica.
“È un numero enorme”, ha affermato Chris Callahan, ricercatore al Dartmouth College e autore principale dello studio. “Non sorprende che gli Stati Uniti e la Cina siano in cima alla lista, ma i numeri sono davvero molto rigidi. Per la prima volta, possiamo dimostrare che le emissioni di un Paese possono essere ricondotte a un danno specifico”.
Il quadro tracciato dai ricercatori è incredibilmente irregolare
I ricercatori del Dartmouth college hanno combinato una serie di modelli differenti per accertare la responsabilità precisa di un singolo Paese. Il periodo analizzato va dal 1990 al 2014. Il quadro delineato dallo studio è pericolosamente irregolare: le nazioni ricche situate alle latitudini settentrionali, come il Nord America e l’Europa, hanno contribuito in misura maggiore ad alimentare la crisi climatica ma non hanno ancora subito danni economici rilevanti. Paesi come la Russia e il Canada hanno addirittura beneficiato di inverni più miti con stagioni di crescita agricola più lunghe e una riduzione dei decessi dovuti al freddo.
Al contrario, i paesi più poveri come quelli che si trovano nei tropici o nelle isole basse del Pacifico, hanno contribuito poco o niente ad alimentare il cambiamento climatico pagandone però le principali conseguenze. La ricerca non tiene conto di alcuni elementi non inclusi nel PIL come la perdita di biodiversità, i danni culturali e le morti per disastri, il che significa che il danno è in realtà maggiore.
La pressione affinché i risarcimenti per “perdite e danni” vengano destinati ai Paesi poveri sta aumentando
I Paesi più poveri hanno spinto molto affinché i risarcimenti per “perdite e danni” vengano destinati alle nazioni che hanno subito il maggior danno economico e ambientale a causa dei cambiamenti climatici. Gli Stati Uniti però, che fino ad oggi sono responsabili di circa un quarto di tutte le emissioni, si sono opposti alla creazione di un tale fondo per il timore di essere considerati legalmente responsabili dei danni causati dalle loro emissioni inquinanti.
La pressione per modificare questa posizione sta nuovamente aumentando in vista dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite che si terranno in Egitto entro la fine del 2022, con un’alleanza di giovani attivisti provenienti da più di 40 paesi che ha recentemente scritto al presidente dei colloqui proprio per sollecitare un’azione in merito a questa situazione di disparità.
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