Territorio

Amazzonia, siamo tutti coinvolti: dalla foresta devastata arriva anche la nostra carne

Quello che succede in Amazzonia ci riguarda da vicino: l'Italia è il maggiore importatore europeo di carne proveniente dal Brasile

Custode di una biodiversità che non possiamo permetterci di perdere, anche per proteggere la nostra salute, quella dell’Amazzonia è la foresta pluviale più grande del mondo e produce il 20% dell’ossigeno emesso in tutto il globo.

La stagione degli incendi quest’anno si sta accanendo sul polmone verde del pianeta con una violenza ancora più estrema di quella che abbiamo vissuto nel 2019, quando su tutti gli schermi del mondo passavano le immagini drammatiche della foresta in fiamme. Secondo i dati resi noti dall’INPE, l’Istituto brasiliano di ricerche spaziali, gli incendi registrati nel solo mese di agosto sono stati più di 29 mila, il secondo valore più elevato negli ultimi 10 anni, e lo stato di Amazonas ha registrato il record assoluto con oltre 8.000 roghi. Cifre spaventose che, avverte l’INPE, potrebbero essere anche inferiori a quelli reali a causa di alcuni problemi tecnici che il satellite NASA ha dovuto affrontare a metà agosto, e che potrebbero aver compromesso la qualità delle registrazioni.

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Foto: Greenpeace

E in una situazione così tragica il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che sotto le pressioni internazionali aveva annunciato una moratoria e l’invio dell’esercito per contrastare gli incendi, pochi giorni fa ha invece deciso di sospendere tutte le operazioni volte a proteggere l’Amazzonia dalla deforestazione e dai roghi.

«Se l’Amazzonia continua a bruciare rischiamo di spingere verso il punto di non ritorno un bioma già in grave pericolo, con gravi conseguenze per il clima del Pianeta. Il problema però non è solo l’indifferenza del governo Bolsonaro, ma anche la connivenza dell’Unione europea – sottolinea Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace -, che sta discutendo l’approvazione del Mercosur, un accordo commerciale con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Se approvato, creerebbe un quadro giuridico ed economico destinato ad aumentare il commercio – e quindi la produzione e il consumo – di carne, mangimi e altri prodotti già fortemente legati alla distruzione dell’Amazzonia, alla crisi climatica in corso e alla violazione dei diritti umani».

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Foto: Greenpeace

«Nella maggior parte dei casi – spiega Greenpeace – gli incendi in Amazzonia vengono innescati deliberatamente per gli interessi dell’agroindustria». Si tratta di un processo che coinvolge ognuno di noi: la richiesta di nuovi terreni deriva infatti dall’allevamento e dalla produzione di mangime a basso costo, «destinato anche ai nostri allevamenti intensivi».

Tra il luglio 2019 e il giugno 2020 l’Italia ha importato dal Brasile oltre 25.000 tonnellate di carne, più di ogni altro paese dell’Unione europea, mentre nel 2019 il nostro Paese è stato fra i primi 10 importatori di soia brasiliana dell’Unione.

Greenpeace

E sulle origini della carne brasiliana i dubbi sono pochi: secondo uno studio pubblicato a luglio sulla rivista Science quasi un quarto della carne proveniente dal Brasile che viene venduta in UE proviene da allevamenti sorti in terre deforestate.

Mentre per la soia il primo importatore europeo è l’Olanda (il Bel Paese rientra comunque nella top ten), l’Italia è lo Stato Europeo che importa la maggiore quantità di carne dal Brasile. Carne che, una volta raggiunto il Paese, finisce sulle nostre tavole dopo lavorazioni che spesso permettono di perdere praticamente ogni traccia delle sue reali origini.
È il caso perfino dell’italianissima bresaola della Valtellina, che viene prodotta in gran parte con carne di zebù (un bovino caratterizzato da una grossa gobba) importata proprio dal Brasile. E brasiliana è perfino la proprietà di uno dei marchi più celebri e antichi, Rigamonti, che dal 2010 fa parte della multinazionale JBS. Possedimento dei fratelli Joesley e Wesley Batista, noti anche come “imperatori della carne”, la JBS è il maggiore produttore di carne bovina al mondo e il suo secondo maggiore azionista è la banca nazionale di sviluppo statale brasiliana, il Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social. Secondo i dati riportati da Amnesty International, nel 2019 la JBS ha affermato di gestire 37 impianti di confezionamento della carne in Brasile, con una capacità di macellazione totale di 33.550 capi di bestiame al giorno. Come riporta Amnesty International, la multinazionale ha ammesso di non riuscire a controllare tutti i propri fornitori esterni.

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Valeria Capettini

Iscritta all'ordine dei Giornalisti, faccio parte della squadra di Meteo Expert dal 2016: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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