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In Cina c’è stata un’impennata di autorizzazioni per nuove centrali a carbone

La capacità delle nuove centrali a carbone autorizzate in Cina nel 2022 è stata sei volte superiore a quella di tutto il resto del mondo

Nel 2022, le approvazioni di nuove centrali a carbone in Cina sono state le più numerose degli ultimi 7 anni. È quanto emerge da un nuovo rapporto del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA) e del Global Energy Monitor (GEM), che ha esaminato le nuove autorizzazioni e le possibili conseguenze per gli impegni climatici del Paese.

Da sola, la capacità delle nuove centrali a carbone avviate in Cina l’anno scorso è stata sei volte superiore a quella di tutto il resto del mondo messo insieme.
Le cifre sono da capogiro anche se le si paragona a quelle del 2021, e delineano una vera e propria impennata: la quantità di nuova capacità di produzione di energia elettrica da carbone autorizzata in Cina è quadruplicata nel giro di un anno.

La seconda metà del 2022 ha visto una forte accelerazione nell’autorizzazione di nuove centrali a carbone, superata solo dall’impennata del 2015. Fonte: CREA

La corsa al carbone – tra le fonti di energia maggiormente responsabili della crisi climatica – sembra essere stata innescata dalla carenza di energia elettrica dell’estate scorsa, a sua volta provocata, ironia della sorte, da ondate di calore e siccità senza precedenti.

Allo stesso tempo il Paese sta facendo importanti passi avanti anche sul fronte delle fonti di energia pulite, ma il suo sistema energetico dipende ancora molto dalla produzione dal carbone, specialmente per reagire ai picchi di domanda. «Con centinaia di centrali a carbone nuove di zecca», avvertono gli esperti, è alto il rischio che il tragitto della Cina verso i suoi obiettivi climatici diventi più difficile e costoso: chi le sta producendo e gestendo, infatti, avrà tutto l’interesse a proteggere i propri asset ed evitare che si acceleri nell’eliminazione del carbone.

«Per centrare l’obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni di CO2 – ha dichiarato Lauri Myllycirta, analista capo del CREA -, il passaggio più urgente per la Cina è aumentare gli investimenti nella produzione di energia pulita per coprire la crescita della domanda, il che significa ridurre la domanda di produzione di energia a carbone». «Se come ci aspettiamo la Cina intende rispettare gli impegni assunti in materia di clima – ha aggiunto -, queste nuove centrali a carbone finiranno per essere dei cattivi investimenti a vita breve e sottoutilizzati».

La Cina si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030, per poi azzerare le emissioni nette entro il 2060.
Fare adesso della Cina il principale ostacolo alla tendenza globale verso una graduale eliminazione del carbone sembra in contrasto con gli sforzi del presidente Xi Jinping di porsi come leader della lotta alla crisi climatica. Il presidente cinese ha detto che il Paese inizierà a «ridurre gradualmente» il consumo di carbone dal 2026 in poi, ma non ha detto quando si fermerà la costruzione di nuove centrali.

Il rapporto completo del Center for Research on Energy and Clean Air è disponibile, in inglese, a questo link.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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