Thailandia in ginocchio
Condizioni meteorologiche estreme si sommano agli effetti del coronavirus
Una forte siccità sta colpendo la Thailandia: la stagione dei monsoni che normalmente inizia a metà del mese di maggio e prosegue fino a ottobre, nel 2019 è arrivata con 2 settimane di ritardo e si è conclusa con 3 settimane di anticipo. Questa situazione che si somma al calo del turismo e della capacità di esportare e importare con la Cina, uno dei suoi maggiori partner commerciali, a causa della pandemia di coronavirus, rischia di mettere in ginocchio il Paese. “Le condizioni meteorologiche estreme prolungate di quest’anno potrebbero avere un impatto negativo sulla produzione agricola e delle colture” queste le parole di Lam Hung Son, capo del Centro di gestione delle inondazioni e della siccità del segretariato della Commissione del fiume Mekong. A seguito di una richiesta del governo gli agricoltori sono stati costretti a ridurre la quantità di acqua che usano per ogni pianta e le centrali elettriche stanno riducendo il consumo di acqua. Sono a rischio le forniture di elettricità che provengono dalle dighe idroelettriche e le colture di zucchero e riso, di cui la Thailandia è il secondo più grande esportatore al mondo.
I prezzi internazionali del riso hanno raggiunto i massimi livelli: il prezzo di esportazione di riferimento del riso thailandese ha toccato quota 550 dollari a tonnellata alla fine di marzo, ai massimi da agosto 2013, secondo la commissione thailandese del Commercio. Il primo ministro Prayuth Chan-ocha ha anche chiesto ai cittadini di risparmiare acqua accorciando docce e tempi di lavarsi i denti di un minuto e spesso nelle case arriva l’acqua salata: non c’è abbastanza acqua fresca per lavare via il sale. La siccità sta colpendo anche Laos, Cambogia e Vietnam ma secondo la Commissione del Mekong gli impatti peggiori si vedranno in Cambogia e Thailandia. Il Mekong è il fiume più importante dell’Indocina: con i suoi 4.880 km si snoda dal Tibet attraverso la Cina, scende in diverse nazioni tra cui la Thailandia ed è paragonabile alla Foresta Amazzonica per via della sua enorme biodiversità. Secondo i media locali le autorità thailandesi e cinesi valuteranno la posizione di quelle dighe che stanno impedendo all’acqua di raggiungere la nazione del sud-est asiatico per riuscire a portare l’acqua dalle aree più umide a quelle secche e la costruzione di nuovo bacini idrici.