Una foresta pluviale al posto dei ghiacci: il volto segreto del Polo Sud durante il periodo Cretaceo
In quegli anni la temperatura dei mari ai Tropici era di ben 35 gradi. Foreste simili, oggi, crescono soltanto in Nuova Zelanda
Un lunghissimo periodo con temperature eccezionalmente elevate. Parliamo del periodo più lungo dell’era Mesozoica, il Cretaceo. Ebbene, proprio durante il Cretaceo, al Polo Sud faceva talmente caldo al punto che, laddove avrebbero dovuto dispiegarsi vaste distese di ghiacci, crebbe una vera e propria foresta pluviale. La scoperta si deve agli studiosi tedeschi dell’Istituto Alfred Wegener, in particolare a quelli del Centro Helmholtz per la ricerca marina e polare. Guidati da Johann Klages, i ricercatori tedeschi sono stati affiancati da quelli dell’Imperial College di Londra. Il lavoro che ne è derivato è stato recentemente pubblicato dalla rivista Nature.
A rendere possibile il tutto è stato lo scioglimento delle nevi, drammaticamente causato dal cambiamento climatico ormai irreversibile. Grazie a tale scioglimento sono emersi i resti fossili di una foresta pluviale risalente a 90 milioni di anni fa. Siamo nel pieno del periodo Cretaceo (collocato tra i 145 milioni e gli 80 milioni di anni fa). In Antartide, questo periodo fu talmente caldo da segnare temperature medie annuali di ben 12 gradi centigradi. Si tratta del periodo più caldo degli ultimi 140 milioni di anni, con una temperatura superficiale del mare a livello dei Tropici che toccava i 35 gradi centigradi e un livello delle acque superiore di circa 170 metri rispetto ai giorni nostri. Lo studio dei reperti è stato condotto su sedimenti raccolti due anni fa nel mare di Amundsen, nella parte occidentale del Polo Sud. Raggiunta la profondità di circa 30 metri sotto il fondale oceanico, grazie al lavoro della nave rompighiaccio Polarstern, sono stati estratti reperti poi studiati ai raggi X attraverso Tac di ultimissima generazione. Tali analisi hanno riportato alla luce i resti, perfettamente conservati, di una foresta pluviale cresciuta nel Cretaceo con tanto di radici, nonché tracce di spore vegetali e pollini. I risultati di questa ricerca hanno reso possibile la ricostruzione del paesaggio palustre presente nell’Antartide di quel tempo: un paesaggio del tutto simile alle foreste che oggi crescono in Nuova Zelanda.
“L’insolita colorazione dei sedimenti, diversa da quella degli strati superiori– spiega il responsabile della ricerca, Klages- ha subito catturato la nostra attenzione. I campioni erano così ben conservati da poterci consentire di distinguere le singole strutture cellulari”. L’origine dell’anomalia termica che ha reso possibile lo sviluppo di questa foresta pluviale sarebbe riconducibile all’elevata concentrazione di anidride carbonica presente nell’atmosfera di allora. Ancora una volta, dunque, sono i ghiacci dell’Antartide a regalarci le sorprese più incredibili e i dati più interessanti riguardanti il clima e l’ambiente che ci circonda.