Vent’anni per ripulire le acque di Mauritius
Il disastro, stavolta, ha assunto dimensioni apocalittiche per la presenza di due ecosistemi unici al mondo
Acque avvelenate dal combustibile. Sono quelle al largo dell’isola di Mauritius. Sono trascorsi venti giorni. Mille tonnellate di carburante riversate in mare dal cargo giapponese incagliatosi nei pressi delle coste dell’isola. Le conseguenze sono devastanti. Flora e fauna marina immersi nella melma nera. Le acque, rinomate per la loro trasparenza e sulle prime pagine delle riviste turistiche di tutto il mondo, adesso sono fango. Secondo gli esperti, occorreranno vent’anni per ripulire le acque di Mauritius. Intere foreste di mangrovie distrutte. Pesci e uccelli decimati. Quelli ancora in vita, sopravvivono in mezzo alla melma. Il disastro, stavolta, ha assunto dimensioni apocalittiche a causa della sua localizzazione. Si è verificato, infatti, in prossimità di due ecosistemi marini protetti dal punto di vista ambientale. Qui, la vera ricchezza è la biodiversità. Piante e animali unici in tutto il Pianeta. “Il vento e le correnti d’acqua non stanno aiutando. Stanno portando il carburante verso le aree con ecosistemi marini vitali”. A dirlo è Sunil Mokshananda, ricercatore di Greenpeace, che parla alla Bbc.
Vent’anni per ripulire le acque di Mauritius. Il disastro, stavolta, ha assunto dimensioni apocalittiche a causa della sua localizzazione
Le specie presenti alle Mauritius sono ben 1700. “Sono rimaste pochissime aree marine di questo tipo con una biodiversità così ricca sul pianeta. Una fuoriuscita di petrolio come questa avrà un impatto devastante”, dice Corina Ciocan, docente senior di biologia marina presso l’Università di Brighton in Regno Unito. Innumerevoli i volontari dell’isola di Mauritius che hanno tentato di dare il loro apporto nell’arginare il disastro. Anche contro le volontà governative. Nell’ambito dei disastri ambientali, dal punto di vista della quantità di carburante, ben peggio andò nel 2010. Furono 400mila le tonnellate di carburante riversato in mare nel Golfo del Messico dalla piattaforma petrolifera Deep Water Horizon. Fu una strage ambientali. Delfini decimati. Nel caso dell’isola di Mauritius, il problema è proprio il punto in cui si è verificato il problema. Vicino ai due ecosistemi che si trovano nei pressi della riserva del Blue Bay Marine Park. Una zona umida di importanza mondiale dal punto di vista dell’ambiente.