Coronavirus, emissioni di CO2 crollate durante la quarantena in Cina
Lo stop delle attività ha ridotto di un quarto le emissioni di anidride carbonica
Mentre il Coronavirus diventa un problema reale anche per i Paesi occidentali, si stima che lo stop delle attività industriali e commerciali in Cina abbia permesso di ridurre significativamente le emissioni di CO2.
Secondo uno studio realizzato da Carbon Brief, l’operatività delle raffinerie della provincia di Shandong è ai minimi dal 2015, le concentrazioni di diossido di azoto (NO2) nell’aria sono del 36% più basse rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, i voli nazionali sono diminuiti del 70% rispetto al mese scorso. Il coronavirus ha di fatto ridotto le principali produzioni industriali cinesi di una percentuale che varia dal 15% al 40%.
Le conseguenze sulle attività industriali e sulla vita quotidiana di milioni di persone ha drasticamente ridotto le emissioni nazionali di anidride carbonica di circa un quarto nelle ultime 2 settimane. L’anno scorso, nello stesso periodo in esame, la Cina ha emesso circa 400 milioni di tonnellate di CO2: ciò significa che la quarantena imposta dal coronavirus ha tagliato le emissioni di anidride carbonica di circa 100 milioni di tonnellate.
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Tanto nel breve periodo, poco se consideriamo il quadro complessivo. Una riduzione del 25% delle emissioni per un tempo di due settimane si traduce in un calo irrisorio a fine anno: potrebbe infatti risultare in un calo dell’1% su base annuale.