Inquinamento e lockdown, evitati oltre 800 decessi nel febbraio-luglio 2020
Parigi, Milano, Barcellona e Londra tra le prime sei città con il maggior numero di morti evitate
L’inquinamento atmosferico è notevolmente calato durante il primo periodo di lockdown imposto dai vari governi per limitare il diffondersi del COVID-19. Secondo un nuovo e avanzato studio di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), realizzato in collaborazione con la London School of Hygiene & Tropical Medicine, le misure governative adottate in Europa hanno contribuito a evitare più di 800 decessi grazie al miglioramento della qualità dell’aria. Le misure che hanno mostrato un impatto più forte sui livelli di inquinamento atmosferico sono quelle che limitano la vita quotidiana, vale a dire chiusura di scuole e posti di lavoro. Le restrizioni sui viaggi nazionali e internazionali hanno invece inciso in misura minore sui livelli di inquinamento locale.
Inquinamento atmosferico, Copernicus ha analizzato la correlazione tra le diverse misure governative e la diminuzione dei principali inquinanti
Uno dei principali risultati della ricerca, sottolinea Copernicus, mette in evidenza che l’impatto delle diverse misure politiche sulla qualità dell’aria variava sostanzialmente di Paese in Paese. Come già detto in precedenza, quelle che hanno inciso di più sono chiusura di scuole e uffici mentre le restrizioni sui viaggi interni e internazionali hanno inciso di meno. Gli scienziati coinvolti nella ricerca hanno studiato la correlazione tra le diverse misure governative e il calo dei principali inquinanti atmosferici – tra cui NO2, ozono e il particolato fine PM2,5 e PM10 -, in 47 principali città europee, prendendo in analisi la mortalità a breve termine nel primo periodo di diffusione del COVID-19, vale a dire febbraio-luglio 2020.
Milano tra le prima sei città con il maggior numero di morti evitate
È importante sottolineare che lo studio ha quantificato i cambiamenti nelle morti premature dovute ai cambiamenti a breve termine dell’inquinamento in tutte le città. Utilizzando le variazioni osservate nelle concentrazioni giornaliere degli inquinanti studiati, combinati con la valutazione dell’esposizione delle persone, gli scienziati stimano che un totale di oltre 800 decessi sono stati evitati con una migliore qualità dell’aria. Parigi, Londra, Barcellona e Milano sono state tra le prime sei città con il maggior numero di morti evitate.
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Come detto in precedenza, le misure governative hanno inciso in maniera differente sulla qualità dell’aria, con un calo più drastico di NO2 rispetto agli altri inquinanti esaminati. I dati della ricerca evidenziano che questo inquinante è sostanzialmente diminuito in tutta Europa, in particolare nelle città italiane, spagnole e francesi, nella misura del 50-60%. Questo perché circa la metà delle emissioni di NO2 è generata dal trasporto su strada, uno dei settori appunto più colpiti dalle restrizioni. Tuttavia, il blocco del trasporto su strada ha inciso in maniera molto inferiore alle emissioni totali rispetto agli altri inquinanti studiati.
Lo studio ha analizzato gli effetti delle restrizioni nei vari Paesi: risultati diversi, ma il NO2 rimane l’inquinante con il calo più drastico
La ricerca ha utilizzato i dati del livello di superficie forniti da CAMS con un insieme di modelli regionali di qualità dell’aria per confrontare le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici ottenuti con due specifici scenari di emissioni inquinanti: uno corrispondente a condizioni normali e l’altro corrispondente a una stima dettagliata delle emissioni risultanti dalle effettive misure governative adottate durante il primo lockdown, che ovviamente variavano per ogni Paese, ogni giorno e in ciascuno dei principali settori di attività. I risultati, come previsto, variano molto di Paese in Paese, ma ciò che è assolutamente evidente è la forte diminuzione di NO2 e, in misura minore, di particolato fine PM2,5 e PM10 nelle aree che hanno imposto blocchi più severi.
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