Inquinamento

L’inquinamento atmosferico potrebbe essere causa di demenza: lo stabilisce una ricerca americana

Un nuovo studio condotto dall'Università di Atlanta mette in luce una stretta relazione tra alcuni casi di demenza e l'esposizione all'inquinamento atmosferico da particolato fine legato al traffico

L’inquinamento atmosferico, soprattutto in questi ultimi giorni, è purtroppo al centro della cronaca. Un’alta concentrazione di polveri sottili, PM10 e PM2.5, si è accumulata principalmente nel Nord Italia dopo una lunga fase anticiclonica caratterizzata da tempo stabile, assenza di precipitazioni e di conseguenza poco ricambio atmosferico e pessima qualità dell’aria. Secondo una ricerca condotta ad Atlanta, in Georgia (Stati Uniti), proprio l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico potrebbe essere una causa significativa di demenza.

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Inquinamento atmosferico e demenza: potrebbe esistere una relazione in chi non è già geneticamente predisposto

La ricerca americana – pubblicata su Neurology®, la rivista medica dell’American Academy of Neurology -, suggerisce che l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico è collegato ad alcune delle forme più gravi di demenza e potrebbe essere una causa significativa della condizione tra coloro che non sono già geneticamente predisposti ad essa. Lo studio condotto ad Atlanta ha dunque notato che nelle persone maggiormente esposte all’inquinamento atmosferico da particolato fine (nel caso specifico PM2.5) dovuto al traffico sviluppano maggiori probabilità di avere elevate quantità di placche amiloidi nel cervello associate all’Alzheimer.

Il team di ricercatori della Emory University di Atlanta ha deciso di indagare in maniera specifica sugli effetti che il particolato fine noto come PM2.5 può avere sul cervello delle persone particolarmente esposte. Si tratta, come noto, di particelle di diametro inferiore a 2,5 micron (circa un centesimo dello spessore di un capello umano) sospese nell’aria e che penetrano in profondità nei tessuti viventi, attraversando anche la barriera ematoencefalica. Le concentrazioni di PM2,5 legate al traffico sono una delle principali fonti di inquinamento ambientale nell’area metropolitana di Atlanta e anche nei centri urbani di tutto il pianeta.

Demenza e qualità dell’aria, ecco come i ricercatori hanno indagato sugli effetti che il particolato fine può avere sul cervello delle persone affette da demenza

I ricercatori dell’Emory hanno esaminato il tessuto cerebrale di 224 persone di Atlanta, il 90% delle quali aveva una diagnosi di qualche forma di demenza, che avevano accettato di donare il proprio cervello alla scienza medica dopo la loro morte. Hanno anche studiato l’esposizione all’inquinamento da PM2,5 legato al traffico presente nelle case dei soggetti esaminati negli anni precedenti la loro morte. Il livello medio di esposizione nell’anno prima della morte era di 1,32 microgrammi per metro cubo (μg/m 3 ) e di 1,35 µg/m 3 nei tre anni prima della morte

“Abbiamo scoperto che i donatori che vivevano in aree con alte concentrazioni di esposizione all’inquinamento atmosferico legato al traffico, in particolare esposizione a PM2,5, avevano livelli più elevati di neuropatologia del morbo di Alzheimer nel cervello“, ha detto Anke Huels, assistente professore alla Emory University di Atlanta e autore principale dello studio.

È stata riscontrata una relazione positiva tra l’esposizione ad alti livelli di PM2,5 e i livelli di placche amiloidi presenti nel cervello dei soggetti esaminati dal team. Le persone con un’esposizione a un livello di PM2,5 maggiore di 1 µg/m3 nell’anno prima della morte avevano quasi il doppio delle probabilità di riscontrare livelli più alti di placche amiloidi nel cervello, mentre quelle con un’esposizione maggiore nei tre anni prima della morte avevano l’87% di probabilità in più di avere livelli più elevati di placche.

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