Le microplastiche soffocano gli oceani: solo sui fondali sono oltre 14 milioni di tonnellate
Uno studio recente getta nuova luce sull'entità del problema: sui fondali di mari e oceani le microplastiche sono 25 volte più abbondanti di quanto ci aspettassimo
Il problema delle microplastiche negli oceani e in tutti i nostri mari è ormai tristemente noto, ma uno studio recente getta nuova luce sulle dimensioni effettive di questa catastrofe.
Il giornale Frontiers in Marine Science ha pubblicato lunedì i risultati sconcertanti delle analisi eseguite dai ricercatori dell’agenzia scientifica nazionale australiana CSIRO: le microplastiche accumulate sul fondale degli oceani sono più di 14 milioni di tonnellate.
È la prima volta che gli scienziati ci forniscono una stima globale delle microplastiche (ovvero frammenti minuscoli di plastica, più piccoli di 5 millimetri) presenti sul fondo del mare. L’equipe ha raccolto e analizzato campioni di sedimenti di acque profonde fino a 3000 metri da diversi siti della Great Australian Bight, spingendosi fino a quasi 400 km al largo della costa meridionale dell’Australia. In media, per ogni grammo di sedimento c’erano 1,26 pezzi di microplastiche. Una quantità sconcertante, che secondo le stime dei ricercatori è fino a 25 volte maggiore di quanto era stato calcolato negli studi svolti in precedenza in acque profonde.
Justine Barrett, che ha condotto lo studio, ha sottolineato come questa scoperta confermi che «anche le profondità dell’oceano sono suscettibili al problema dell’inquinamento da plastica». Anzi: secondo gli scienziati le microplastiche presenti sul fondale sarebbero almeno 35 volte più abbondanti di quelle che fluttuano negli strati più superficiali dell’acqua, e ormai hanno raggiunto praticamente ogni angolo degli oceani: la plastica è stata trovata perfino nella Fossa delle Marianne, il punto più profondo in assoluto. Quando finisce nei nostri mari, infatti, la plastica si deteriora, scomponendosi fino a generare tantissime microplastiche che, come dimostra lo studio, con il tempo finiscono per affondare sui fondali.
I ricercatori hanno definito quella dei rifiuti di plastica come «una delle principali sfide ambientali di questa generazione». La plastica produce infatti un inquinamento di lunghissima durata, che danneggia la fauna selvatica, l’oceano stesso e minaccia anche la salute dell’uomo.
Ci troviamo di fronte a un problema enorme, destinato a peggiorare ulteriormente perché si stima che nei prossimi anni la produzione di plastica e l’inquinamento continueranno ad aumentare. La pandemia in corso ha inoltre innescato un’impennata del consumo di plastica, peggiorando ulteriormente la situazione.
I campioni prelevati dai ricercatori hanno permesso di avere una stima della quantità di microplastiche presenti sui fondali: sono almeno 14,4 milioni di tonnellate. Si tratta di una stima che probabilmente tende al ribasso, sottolineano gli scienziati, perché i campioni sono stati prelevati in aree molto lontane dai centri abitati.
I ricercatori hanno precisato anche che questa è solo la quantità di microplastiche che si stima si siano accumulate sui fondali degli oceani: è solo una frazione della quantità enorme di plastica che viene scaricata nei mari del mondo. Secondo il World Economic Forum, ogni anno entrano in acqua altri 8 milioni di tonnellate di plastica, che vanno ad aggiungersi ai circa 150 milioni di tonnellate che già galleggiano nei nostri oceani e nei nostri mari.
Leggi anche:
Green Deal: il Parlamento UE vota per il taglio del 60% delle emissioni entro il 2030 Settembre 2020 è stato il più caldo mai registrato in Europa e nel Mondo |