Plastisfera, i nuovi “ecosistemi” artificiali nati dalle microplastiche
Questa forma di inquinamento sta diventando una minaccia globale. La ricerca condotta dal CNR
È arrivata l’era della Plastisfera. L’inquinamento da plastica e microplastica è ovunque e sono 265.000 le tonnellate di plastica trasportate in mare ogni anno dai principali fiumi del mondo. Esiste, come negli oceani, una sorta di “ecosistema” artificiale che si forma intorno ai frammenti – chiamata “plastisfera”? La risposta ce l’hanno fornita gli scienziati che, in una ricerca condotta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, ci aiutano ad avere nuovi strumenti di comprensione.
#Plastisfera
Il @cnrisp ha analizzato i dati relativi all’inquinamento generato dalle #microplastiche nelle acque dolci dei Poli e sull’altopiano del Tibet mettendo in evidenza in evidenza la creazione di microecosistemi artificiali basati sulla plasticahttps://t.co/3kixfq1dzP pic.twitter.com/Qkgkia8tNO— CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche (@CNRsocial_) May 8, 2023
“Artide, Antartide, Altopiano del Tibet: abbiamo preso in considerazione tre ambienti molto distanti tra loro, ma accomunati dalla presenza di microplastiche nei laghi, nei fiumi, nei ghiacciai e nella neve, con ogni probabilita’ trasportate in queste zone dagli uccelli e dal vento, o accumulate in conseguenza di attività antropiche, come il turismo e le attivita’ di ricerca svolte nelle basi”, rivela all’Ansa uno degli autori della ricerca, Maurizio Azzaro, dell’Istituto di Scienze polari del Cnr a Messina.
Questa forma di inquinamento sta diventando una minaccia globale, considerando che la produzione di plastica è aumentata da 1,5 milioni di tonnellate negli anni Cinquanta del secolo scorso ai 359 milioni di tonnellate nel 2018.
L’analisi indica in particolare il ruolo dei microrganismi in questi ambienti artificiali: “l’azione dei microbi può alterare la galleggiabilità e aumentare la tossicità dei polimeri plastici, ma allo stesso tempo ne accelera la degradazione, in virtù delle basse temperature. Pertanto – osserva Azzaro – l’impiego di microbi potrebbe costituire una potenziale strada ecosostenibile per mitigare l’inquinamento da microplastiche nelle aree fredde della Terra”.
Dopo aver esaminato i laghi, i ricercatori hanno rivolto la loro attenzione ai fiumi: il Mekong e i suoi affluenti nel Sud-Est asiatico. Sorto sull’altopiano tibetano, questo fiume, da cui dipendono 65 milioni di persone per l’acqua potabile, la pesca e l’irrigazione delle colture, attraversa cinque Paesi per oltre 4.900 chilometri.
In Cambogia, nel bacino inferiore del fiume, gli autori hanno quantificato la biomassa e la biodiversità di batteri e alghe (analisi dell’RNA), nonché il metabolismo dei microbi presenti su quattro tipi di polimeri plastici. Hanno poi esaminato la produttività dell’ecosistema in termini di vari parametri (respirazione cellulare, azoto, fosforo, carbonio organico e ossigeno nell’acqua).
Lo studio rivela la “plastisfera” degli ambienti d’acqua dolce. Sebbene l’ubicazione abbia avuto un’influenza significativa sulla sua composizione, i risultati mostrano comunque che la comunità è dominata da batteri. La presenza di “potenziali patogeni”, in particolare, suggerisce un ruolo nella trasmissione di malattie umane, anche se non è ancora stato confermato.