Secondo una ricerca dell’IUCN ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229000 tonnellate di plastiche
Gli studiosi avvertono: se la tendenza non viene arrestata, entro il 2040 la quantità si raddoppierà
Secondo un’analisi dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229000 tonnellate di plastiche di vario tipo; per rendere l’idea è come se ogni giorno 500 container scaricassero in acqua il proprio contenuto. Per questa ricerca sono stati analizzati gli scarichi di 33 nazioni che si affacciano sul mare ed è emerso che più della metà della plastica proviene da soli 3 Paesi: 74000 tonnellate dall’Egitto (32,3%), 34000 dall’Italia (14,8%) e 24000 dalla Turchia (10,5%). I dati sono stati pubblicati nel report “Mare Plasticum: The Mediterranean” sviluppato in partnership con Environmental Action. Viene sottolineato anche come la cattiva gestione dei rifiuti sia alla base del 94% del totale di questi che una volta abbandonati in mare cominciano a rilasciare particelle di microplastica. Si stima che oltre un milione di tonnellate di plastica sia attualmente accumulata nel Mediterraneo: si tratta di una grave minaccia per gli ecosistemi marini, dal plancton, ai vertici della catena alimentare fino ad arrivare a pesci e mammiferi marini.
Le microplastiche però non si originano solo dal degrado di oggetti di maggiori dimensioni, sono infatti 13000 le tonnellate annue che entrano direttamente in mare; il 53% deriva dal degrado di pneumatici, il 33% da tessuti e indumenti e il 12% dai cosmetici (le microplastiche nei cosmetici sono vietate per legge in Italia dal 1° gennaio di quest’anno). Analizzando la quantità di plastica rapportata alla popolazione, in testa alla classifica c’è il Montenegro, responsabile di 8 chili per persona ogni anno, seguito da Albania, Macedonia del Nord e Bosnia con 3 chili a testa. Le misure attualmente in vigore non sono sufficienti per ridurre l’abbandono di plastica in mare e prevenirne l’impatto, sottolinea Minna Epps, direttrice del programma Global Marine and Polar sempre dell’IUCN, citata sul sito dell’organizzazione. Gli studiosi avvertono: se la tendenza non viene arrestata, tra 20 anni la quantità sarà doppia, ossia entro il 2040 si arriverebbe a 500.000 tonnellate l’anno. Abbiamo quindi bisogno di un forte impegno di governi, settori privati, istituzioni di ricerca e consumatori che collaborino per ridisegnare i processi, investano in innovazione, adottino regole di consumo sostenibile e migliori pratiche di gestione dei rifiuti.