Cambiamenti climatici: in Calabria è stata avvistata una tartaruga che normalmente vive nei mari tropicali
Il WWF ritiene l'evento come un indice di probabili cambiamenti nel comportamento della specie dovuti al riscaldamento delle acque
Intorno la metà di luglio una tartaruga marina della specie Chelonia mydas, conosciuta anche come tartaruga franca o verde, ha tentato di nidificare su una spiaggia dello Ionio: si tratta del primo caso mai registrato in Italia. Le uniche specie di questi animali che nidificano regolarmente in Calabria, infatti, sono le Caretta caretta, mentre la Chelonia mydas e la Liuto non erano mai state osservate in fase di nidificazione. La segnalazione è partita da un gruppo di volontari del WWF di Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro che stava svolgendo le quotidiane attività di monitoraggio dei nidi quando ha avvistato l’inconfondibile traccia della tartaruga marina, successivamente segnalata anche da alcuni giovani turisti che l’hanno ripresa.
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Nel video si vede l’esemplare mentre emerge dalla spiaggia e torna in mare. Il dottor Pino Paolillo, naturalista del WWF, pioniere della protezione dei rettili marini in Calabria, ha subito riconosciuto la specie grazie ad alcune caratteristiche distintive, come il numero di placche costali (4 nella Chelonia mydas, 5 nella Caretta caretta) e le inconfondibili caratteristiche tracce che ha lasciato sull’arenile. L’evento eccezionale è stato confermato anche dal professor Toni Mingozzi, responsabile scientifico del progetto TartAmar del WWF e docente presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria, da 25 anni impegnato nello studio delle tartarughe marine che ha affermato che era in qualche modo prevedibile, data la graduale espansione verso ovest dell’areale mediterraneo della specie, dovuta al riscaldamento delle acque marine.
La biologa Jasmine De Marco e tutti gli appassionati volontari del WWF Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro, hanno ispezionato la traccia, verificando che la femmina di Chelonia non ha deposto un nido (dal monitoraggio emergono solo tentativi di scavo) ma potrebbe averlo fatto in zone limitrofe che saranno controllate con cura. A partire dal mese di giugno, ogni giorno questo gruppo si impegna nella faticosa ricerca e nella messa in sicurezza dei nidi di tartaruga marina sulle coste calabresi che si confermano sempre tra le più importanti, dopo la Sicilia, per la riproduzione della specie in Italia.
La Chelonia mydas è la seconda per grandezza dopo la gigantesca Liuto: arriva a pesare anche oltre 230 kg con un carapace che può arrivare a 140 cm. Presente in tutti i mari tropicali e subtropicali del Pianeta, nidifica nel settore orientale del Mediterraneo (Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano e Israele) con una media di 1500 casi, in incremento negli ultimi anni. La sua presenza nei mari italiani, soprattutto Adriatico e Ionio, era un evento piuttosto raro (una ottantina circa di segnalazioni negli ultimi quarant’anni, di soggetti per lo più giovani). L’eccezionale episodio calabrese è un indice di una verosimile espansione verso ovest dell’areale mediterraneo della specie come conseguenza del riscaldamento delle acque nel contesto dei mutamenti climatici in corso.
Cacciata e sfruttata per le sue carni e per le sue uova in diverse parti del mondo, da adulta si nutre quasi esclusivamente di Fanerogame e alghe; è minacciata anche dalle catture accidentali, dall’inquinamento e dal progressivo degrado delle aree di nidificazione, oltre che da una malattia di origine virale, la fibropapillomatosi. È infatti inserita nelle Liste Rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie in pericolo ed è protetta da diverse direttive e convenzioni internazionali.
Attraverso la campagna OurNature che attiva ogni anno la sua comunità di GenerAzione Mare per la salvaguardia della biodiversità marina, il WWF è impegnato nella protezione delle tartarughe marine nel Mediterraneo con azioni rivolte alla riduzione dell’inquinamento dei mari, tutela degli habitat costieri, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e iniziative di citizen science. Inoltre, il WWF protegge attivamente la specie con campagne di monitoraggio, individuazione e tutela dei nidi e con l’attività svolta dai centri di recupero (Policoro, Molfetta, Torre Guaceto e Capo Rizzuto) che ogni anno riesce a fornire soccorso a centinaia di individui in difficoltà.