Caldo estremo anche nel nostro mare: picchi di 30 gradi vicino alle coste italiane
Un'ondata di calore marino sta soffocando soprattutto il Golfo di Taranto, e nelle prossime settimane diventerà ancora più intensa. I dati del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
Mentre un’ondata di caldo estremo soffoca gran parte dell’Italia con temperature da record, anche il nostro mare si sta scaldando in modo anomalo e preoccupante. Tanto che localmente si è già raggiunto un picco di 30 gradi nell’acqua superficiale del Golfo di Taranto, segnala il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), che avverte: nei prossimi giorni questa soglia potrà anche essere superata.
Secondo le previsioni, infatti, l’ondata di caldo marino che sta colpendo soprattutto il Golfo di Taranto dovrebbe intensificarsi ulteriormente ed estendersi.
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Le ondate di calore marino si verificano quando le temperature dell’oceano, o del mare, superano una soglia estrema a variabilità stagionale per più di cinque giorni di seguito. Quella che sta interessando il Golfo di Taranto è iniziata l’11 luglio, e finora ha portato l’acqua superficiale fino a 2 gradi al di sopra della temperatura di soglia. Ma a essere molto più caldo del normale è tutto il Mediterraneo: i valori superano di 5-6 gradi quelli medi del mese di luglio, affermano gli esperti. Una situazione destinata ad aggravarsi.
«Le nostre simulazioni mostrano che attualmente ci troviamo in una condizione in cui la temperatura media della superficie del mare nel Mar Mediterraneo è di circa 28°C e si prevede che continuerà a salire nei prossimi giorni, raggiungendo oltre i 30°C», afferma Rita Lecci della divisione Ocean Predictions and Applications (OPA) del CMCC.
«Dall’inizio di luglio abbiamo osservato un trend positivo nell’aumento della temperatura superficiale del mare, normale per le condizioni estive. A metà luglio, questo aumento della temperatura si è rivelato un’anomalia perché la temperatura superficiale del mare ha superato la soglia climatologica del mese, calcolata negli ultimi 30 anni, per più di cinque giorni consecutivi».
Lo scorso anno, un’ondata di caldo marino di proporzioni record nel Mar Mediterraneo aveva colpito il Mar Ligure per tre settimane, interessando successivamente anche il Golfo di Taranto con maggiore intensità, raggiungendo quasi 5°C sopra la media.
In quell’occasione, spiega Ronan McAdam della divisione Ocean modeling and Data Assimilation (ODA) del CMCC, «abbiamo registrato un fenomeno di ondata di calore marino che abbiamo considerato record, perché ha interessato una vasta area del Mediterraneo con un’intensità persistente».
Quest’anno, osserva lo scienziato, «sembra che l’ondata di calore marino sia concentrata nell’Atlantico settentrionale e si sta manifestando principalmente nel Mediterraneo occidentale. Penso che ciò che ha portato il calore verso l’Atlantico settentrionale e più a ovest nel Mediterraneo siano stati gli anticicloni che si spostano dall’Africa».
Caldo estremo, Mediterraneo a rischio
Il Mar Mediterraneo è un punto focale per lo studio delle ondate di calore marino, spiega il CMCC. Il numero di eventi, la loro durata e la loro intensità stanno aumentando, infatti, e si prevede che il bacino sarà un vero hotspot per il cambiamento climatico e il riscaldamento globale. «Ci aspettiamo di vedere una continuazione di tali eventi e ci aspettiamo di parlarne ogni anno», afferma McAdam.
Come sottolinea, il CMCC, questo aumento della temperatura del mare ha un impatto significativo sugli ecosistemi marini, soprattutto sulla fauna ittica, poiché molte specie di pesci hanno un range ottimale di vita in specifici valori della temperatura del mare.
Quando si superano questi valori la fauna può andare in sofferenza, perdere la capacità di riprodursi o perfino morire, e nel prossimi futuro sarà sempre più facile trovare specie molto diverse nel nostro mare. Le cosiddette specie aliene, come i pesci tropicali, sono ora in grado di trovare un ambiente adatto e condizioni idonee per la loro vita nel Mar Mediterraneo grazie all’aumento della temperatura del mare. «Quello che vedremo nel prossimo futuro è un cambiamento degli ecosistemi, della fauna ittica e anche della vegetazione marina», avverte Rita Lecci. «Questo influisce anche sugli esseri umani perché cambia la quantità e la qualità dei prodotti della pesca. Dobbiamo adattarci a quello che verrà, che è ancora piuttosto sconosciuto. Ma stiamo già cominciando a vederne gli effetti».
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