È iniziato il primo processo contro lo Stato Italiano per inazione climatica
Martedì a Roma la prima udienza: lo Stato si è costituito e ha depositato le sue argomentazioni
Citato in causa da 203 ricorrenti, in Italia lo Stato dovrà rispondere all’accusa di non aver fatto abbastanza per il clima. La prima causa per il clima in Italia è stata depositata al Tribunale di Roma lo scorso Giugno e martedì 14 dicembre si è svolta la prima udienza.
Il processo è il risultato della campagna “Giudizio Universale“, promossa da oltre 120 associazioni tra cui A Sud, primo ricorrente dell’azione, Fridays for Future Italia, Associazione Terra!, Per il clima, fuori dal fossile!, Link coordinamento universitario, Rete della conoscenza, movimento No Tap, movimento non Tav e molti altri. I ricorrenti sono stati assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima. A patrocinare la causa l’Avv. Luca Saltalamacchia, esperto di tutela dei diritti umani e ambientali e l’Avv. Raffaele Cesari, esperto di Diritto civile dell’ambiente, assieme al Prof. Michele Carducci, dell’Università del Salento, esperto di Diritto climatico.
La prima udienza della causa per il clima in Italia si è svolta in via telematica martedì 14 dicembre, e come fanno sapere i ricorrenti lo Stato si è costituito e ha depositato le sue argomentazioni. «Avremo modo di approfondirle e diffondere le nostre osservazioni nei prossimi giorni», affermano, spigando che nei prossimi giorni si conosceranno gli esiti dell’udienza.
«L’obiettivo generale», spiegano i promotori della campagna Giudizio Universale, è quello di «chiedere al Tribunale di dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica e che l’impegno messo in campo è insufficiente a centrare gli obiettivi di contenimento della temperatura definiti dall’Accordo di Parigi».
Un’inadempienza, sottolineano, che «ha come effetto la violazione di numerosi diritti fondamentali». Tra le argomentazioni della causa legale spicca, infatti, la relazione tra diritti umani e cambiamenti climatici e la necessità di riconoscere un diritto umano al clima stabile e sicuro.
Per approfondire:
Diritti umani centrali per la crisi climatica: ecco perché Un ambiente sano è un diritto fondamentale dell’umanità: la risoluzione ONU |
Le richieste specifiche avanzate dai ricorrenti al giudice sono:
- dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica;
- condannare lo Stato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livello 1990, applicando il principio di equità e il principio di responsabilità comuni ma differenziate (Fair Share), ossia tenendo conto delle responsabilità storiche dell’Italia nelle emissioni di gas serra e delle sue attuali capacità tecnologiche e finanziarie attuali.