Clima Italia, 2022 e 2023 gli anni più caldi degli ultimi due secoli
Con dicembre 2023 si chiude per l’Italia un anno eccezionale sotto l’aspetto della temperatura media che ha fatto registrare uno scarto annuale di +1.1°C rispetto al valore di riferimento del trentennio 1991-2020. Con questo dato il 2023 risulta essere il più caldo della serie storica, almeno dal 1800 (cfr serie secolare del ISAC-CNR), ma praticamente insieme al 2022 dal quale differisce di pochissimi centesimi di grado. Dunque gli ultimi due anni compongono per ora il picco più estremo degli ultimi due secoli in Italia.
Per quel che riguarda le precipitazioni, a differenza del siccitoso 2022, il risultato finale è un dato lievemente sopra la media (+5%) determinato dalla combinazione di mesi abbondanti (gennaio, maggio ed estate), che hanno leggermente prevalso, e mesi poco piovosi (febbraio, marzo, settembre, ottobre e dicembre). Fra gli eventi notevoli di precipitazione, spiccano sicuramente le piogge estreme che hanno causato alluvioni e dissesti in Emilia Romagna e vicine zone di Marche e Toscana nel mese di maggio e i fortissimi temporali accompagnati da tempeste di vento e grandine grossa o gigante che hanno funestato molte aree del Nord in luglio.
Il 2023 si chiude con un dicembre mite e siccitoso: numerosi i record di caldo battuti
Il mese di dicembre può essere suddiviso grossolanamente in due parti: una prima metà piuttosto dinamica con frequente passaggio di perturbazioni e notevoli sbalzi termici; una seconda metà del mese anticiclonica, asciutta (eccetto l’ultimo giorno) e con temperature che si sono assestate ben oltre la media nella terza decade.
Nell’insieme è stato un dicembre mite e siccitoso, con anomalie piuttosto ampie sia riguardo le temperature, sia in termini di precipitazioni. La temperatura media è stata di 1.7°C più elevata rispetto al valore di riferimento dell’ultimo trentennio, un dato che pone questo dicembre al 2° posto fra i più caldi dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso, dopo il record del 2022 (+2.1°C). Gli scarti più ampi sono stati osservati al Centro-Nord, in particolare per il Nord il valore di +2°C rappresenta il più elevato della serie storica.
A rendere il mese ancora più anomalo sono stati i vari record di temperatura massima osservati in alcune regioni del Centro-Nord in due occasioni: una nel primo giorno del mese quando un poderoso flusso mite sud-occidentale ha fatto salire il termometro a 25.1°C ad Ancona, 22.9°C a Rimini, 22.4°C a Firenze, 21.2°C a Grosseto e Pisa, tutti nuovi record per il mese.
Il secondo evento, ancora più notevole in quanto verificatosi nell’ultima parte del mese tra il giorno 22 e il 23 (ossia proprio in corrispondenza del solstizio d’inverno), ha visto anche il contributo dell’effetto favonico alpino e nord appenninico che ha favorito altri record, come ad esempio i 22.2°C a Torino, i 23.1°C a Bologna, i 23°C a Parma, i 21.2°C a Piacenza e i 19.4°C a Bergamo. In questa seconda circostanza sono state osservate raffiche di vento molto intense, anche oltre i 200 km/h nel settore alpino occidentale e intorno ai 100 km/h in pianura nel Torinese (questa situazione ha dato origine alla comparsa di rare nubi iridescenti che hanno tinteggiato il cielo al Nord-Ovest il giorno 22).
Le precipitazioni, come già accennato, sono state scarse a livello di accumulo mensile complessivo, nonostante siano transitate alcune perturbazioni a tratti intense che hanno determinato brevi fasi con precipitazioni abbondanti per lo più al Nord e sulle regioni tirreniche.
Gli unici episodi nevosi significativi a bassa quota si sono verificati fra il giorno 4 e il 5 e nel giorno 8, con neve su alcune aree di pianura al Nord, più che altro su Piemonte, Lombardia ed Emilia, ma senza accumuli rilevanti e questo in concomitanza con alcuni affondi di aria polare/artica che, nella parte centrale della prima decade del mese, hanno determinato un crollo termico con temperature per qualche giorno al di sotto della norma (una delle poche fasi veramente invernali della stagione).
A livello nazionale è mancata quasi la metà delle precipitazioni normali: più esattamente si è avuta un’anomalia di -46% che corrisponde all’ottavo dato più basso della serie storica. Il deficit pluviometrico ha interessato quasi tutto il Paese, ad eccezione di alcuni settori alpini, parte del Friuli e dell’Appennino settentrionale dove gli accumuli hanno, invece, superato la norma.
Infine, non si può concludere senza un accenno all’eccezionale 2023 che a livello globale ha sovrastato nettamente tutti gli altri anni della serie secolare della NOAA (dal 1850) con uno scarto di +1.18°C rispetto alla temperatura media del ventesimo secolo (e +1.48°C rispetto all’epoca pre-industriale secondo le elaborazioni del Copernicus Climate Change Service), e questo anche a causa del contributo dell’anomalo riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico equatoriale (El Niño) manifestatosi a partire dall’inizio della scorsa estate. E proprio a partire da giugno, tutti i mesi hanno mostrato valori di temperatura media marcatamente superiori ai precedenti record, compreso dicembre che ha chiuso con un’anomalia di +1.43°C rispetto alla media del ventesimo secolo.