Il clima in Italia è già cambiato: aumentano gli eventi estremi, e anche le vittime. Il rapporto
A lanciare l'allarme l'Osservatorio CittàClima di Legambiente, che fa il punto sull'impatto dei cambiamenti climatici nelle città italiane: in soli 10 anni quasi mille fenomeni estremi e oltre 250 vittime
Il clima in Italia è già cambiato, e gli impatti sono evidenti anche nelle città. Anche se l’aumento di eventi estremi e pericolosi è ahinoi piuttosto evidente, la conferma arriva dal Rapporto 2020 dell’Osservatorio di Legambiente CittàClima, che ha analizzato le conseguenze che il cambiamento del clima ha avuto in Italia negli ultimi 10 anni.
In appena un decennio i comuni italiani sono stati investiti da quasi mille fenomeni meteorologi estremi. Secondo i dati raccolti dagli esperti, i Comuni italiani hanno visto succedersi 416 casi di allagamenti da piogge intense, che hanno determinato 347 interruzioni e danni alle infrastrutture con 80 giorni di stop a metropolitane e treni urbani; 14 casi di danni al patrimonio storico-archeologico; 39 casi di danni provocati da lunghi periodi di siccità e temperature estreme; 257 eventi con danni dovuti a trombe d’aria; 35 casi di frane causati da piogge intense e 118 eventi da esondazioni fluviali.
L’Osservatorio CittàClima ha contato 251 morti, e secondo i dati raccolti dal CNR frane e alluvioni hanno portato all’evacuazione di 50 mila persone.
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Clima Italia, a rischio soprattutto le città. La più colpita è Roma
Come sottolinea il Rapporto di Legambiente, le conseguenze del clima che cambia sono un rischio soprattutto per le città, perché la maggioranza della popolazione vive nelle aree urbane e metropolitane e perché qui «l’andamento delle piogge, gli episodi di trombe d’aria e ondate di calore si stanno ripetendo con frequenze drammatiche».
Tra le città che negli ultimi 10 anni sono state colpite più duramente c’è Roma: sulla Capitale si sono abbattuti 47 eventi estremi tra il 2010 e l’ottobre 2020. Tra questi, 28 hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense.
Milano ha invece dovuto far fronte a 29 eventi in totale, con criticità legate soprattutto alle esondazioni del Seveso e del Lambro, che sono state almeno 20.
Altri casi significativi sono quelli di Bari (41 eventi di cui 18 legati a danni da trombe d’aria), Agrigento (31 eventi), le liguri Genova e Ancona (colpite rispettivamente da 22 e 21 eventi estremi) e Napoli (15 eventi).
È tempo di agire
Secondo il Climate Risk Index di Germanwatch, tra il 1999 e il 2018 l’Italia ha registrato complessivamente 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi e perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari. Il clima in Italia è già cambiato, e il dissesto idrogeologico è semplicemente l’altra faccia della stessa medaglia: non possiamo pensare di affrontarlo in un’ottica emergenziale, intervenendo solo dopo il verificarsi di danni e tragedie. Come sottolinea Legambiente, «è ormai evidente che qualsiasi pianificazione territoriale debba tenere in forte considerazione la componente climatica per agire fin da subito in una direzione di adattamento o di mitigazione».
Ora, il problema del dissesto idrogeologico collegato all’emergenza climatica può e deve essere affrontato di petto anche con il Recovery plan.
Legambiente ha proposto 10 obiettivi per un provvedimento di legge che consenta di mettere in sicurezza territori e persone assumendo decisioni che, ormai, non è più possibile rimandare.
- vietare qualsiasi edificazione nelle aree a rischio idrogeologico e in quelle individuate da enea come aree di esondazione al 2100 per l’innalzamento del livello dei mari;
- delocalizzare gli edifici in aree classificate ad elevato rischio idrogeologico;
- salvaguardare e ripristinare la permeabilità dei suoli nelle aree urbane;
- vietare l’utilizzo dei piani interrati per abitazioni;
- mettere in sicurezza le infrastrutture urbane dai fenomeni metereologici estremi;
- vietare l’intubamento dei corsi d’acqua e pianificare la riapertura di quelli tombati nel passato;
- recuperare, riutilizzare, risparmiare l’acqua in tutti gli interventi edilizi;
- utilizzare materiali capaci di ridurre l’effetto isola di calore nei quartieri;
- creare, in tutti gli interventi che riguardano gli spazi pubblici, come piazze e parcheggi, ma anche negli interventi di edilizia private, vasche sotterranee di recupero e trattenimento delle acque piovane;
- prevedere risorse statali per mettere a dimora alberi e creare boschi urbani.
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