Clima, la Cina spiazza tutti: “neutralità climatica” entro il 2060
Passo in avanti del Paese che è responsabile del 28% delle emissioni globali
La Cina mirerà a raggiungere la neutralità climatica, ossia l’equilibrio tra emissioni e assorbimento di anidride entro il 2060. Il presidente Xi Jinping lo ha annunciato intervenendo videoconferenza all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York e ha ribadito l’impegno di raggiungere il picco di emissioni prima del 2030 per poi iniziare a diminuirle.
Con i negoziati globali sul clima in fase di stallo e la conferenza delle parti di quest’anno (COP26) rinviata al 2021, c’erano poche aspettative sulla questione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Le dichiarazioni del presidente hanno sorpreso molti analisti dato che la Cina è la principale fonte mondiale di anidride carbonica, responsabile di circa il 28% delle emissioni globali, e non ha mai messo in atto azioni mirate a contenerle in modo significativo. Xi ha inoltre esortato gli altri Paesi a investire in una ripresa economica “green” dopo la scure economica della pandemia in corso.
Un cambio di rotta significativo nella lotta ai cambiamenti climatici
Nel suo discorso Xi Jinping ha affermato: “l’emergenza dovuta al COVID-19 ci ricorda che l’umanità dovrebbe lanciare una rivoluzione verde e muoversi più velocemente per creare un modo verde di sviluppo e vita, preservare l’ambiente e rendere Madre Terra un posto migliore per tutti. L’umanità non può più permettersi di ignorare i ripetuti avvertimenti della Natura e seguire il sentiero battuto dell’estrazione di risorse senza investire nella conservazione, perseguire lo sviluppo a scapito della protezione e sfruttare le risorse senza ripristino. L’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici traccia la rotta per il mondo verso la transizione verso uno sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio. Delinea i passi minimi da intraprendere per proteggere la Terra, la nostra patria comune e tutti i paesi devono compiere passi decisivi per onorare questo Accordo. La Cina- ha concluso- aumenterà i suoi contributi previsti a livello nazionale adottando politiche e misure più vigorose”.
Le emissioni proveniente dalla Cina sono continuate ad aumentare in modo netto sia nel 2018 che nel 2019. Durante la crisi dovuta alla diffusione del Covid-19 in primavera le stesse emissioni sono crollate del 25%. A partire da giugno, subito dopo la riapertura della attività produttive e dei trasporti, i livelli sono di nuovo aumentati fino a superare addirittura i livelli pre-crisi. Il particolato fine, il biossido di azoto e l’anidride solforosa hanno raggiunto valori medi del 6% più elevati rispetto all’anno scorso, i livelli di ozono addirittura del 12%.