Clima e mare: il cambiamento è già visibile anche nelle nostre acque. I dati dalla Sicilia
Continua l'operazione di Greenpeace per monitorare la situazione in alcune aree protette in Italia: nel nostro mare sono ben visibili le conseguenze del clima che cambia
Con il clima cambia anche il nostro mare, il Mediterraneo: soffrono le specie animali e vegetali tipiche dei nostri fondali, aumentano quelle aliene provenienti da mari più caldi.
Le conseguenze del riscaldamento globale, come l’innalzamento delle temperature, ma anche l’acidificazione dell’acqua e la perdita di ossigeno, sono purtroppo comuni a tutti gli oceani del Pianeta. E i cambiamenti del clima si ripercuotono anche nel nostro Mare: secondo i dati riportati da Greenpeace, si stima che negli ultimi anni le temperature superficiali del mediterraneo siano aumentate di circa 2 gradi, e che in media il livello del mare sia aumentato di circa 2,4 millimetri. Può sembrare un dato poco rilevante, ma rappresenta una minaccia estremamente seria anche per le popolazioni costiere.
Per documentare l’impatto del clima sul mare italiano Greenpeace ha avviato l’operazione “Mare calmo“, che porta gli attivisti ad analizzare la situazione in alcune delle più importanti aree marine protette del Paese. Dopo aver esaminato il mare dell’Isola d’Elba e quello di Portofino, Greenpeace è scesa in campo in Sicilia e ha svolto i primi monitoraggi nell’Area Marina Protetta del Plemmirio, a Siracusa, con i ricercatori del DiSTAV dell’Università di Genova. Le prossime tappe saranno in Sardegna, nelle aree protette di Capo Carbonara – Villasimius e Tavolara – Punta Coda Cavallo.
Mare e clima: ecco cosa emerge dai monitoraggi in Sicilia
Insieme ai ricercatori dell’Università di Genova, Greenpeace ha rilevato anche nel mare dell’area protetta del Plemmirio alcune conseguenze del clima che cambia: a metà settembre sono state registrate temperature medie intorno ai 25 gradi fino a 25 metri di profondità e l’ambiente è risultato ricco di specie tipiche di aree più calde. Ecco, più nei dettagli, cosa riferiscono gli attivisti.
Tra gli impatti dell’aumento delle temperature, nell’area marina protetta di Plemmirio è stato osservato – fa sapere Greenpeace – «lo sbiancamento di alcune alghe corallinacee incrostanti in tutti i siti monitorati tra i 6 e i 30 metri di profondità, l’assenza del grosso bivalve Pinna nobilis, colpito anche qui negli anni passati da una moria di massa, e l’abbondanza di specie termofile, che sebbene normalmente presenti in queste aree più meridionali stanno divenendo la componente dominante delle comunità con il rischio di alterarne gli equilibri con una forte perdita di biodiversità».
«Preoccupa l’ampia presenza dell’alga verde Caulerpa cylindracea, specie aliena di origini australiane, che qui è arrivata a ricoprire quasi totalmente i fondali dai 20 ai 40 metri, e del vermocane, un verme urticante che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale, particolarmente abbondante negli strati più superficiali ma presente fino ai 40 metri di profondità. I ricercatori hanno rilevato inoltre un aumento in numero e dimensioni del pesce pappagallo e l’avvistamento per la prima volta in zona A della AMP di pesci flauto, specie aliena originaria del Mar Rosso da alcuni anni presente nei mari siciliani».
La presidente dell’Area marina del Plemmirio, Patrizia Maiorca, ha confermato che anche gli operatori dell’area protetta, immergendosi frequentemente, hanno notato che qualcosa sta cambiando: «monitorare con la comunità scientifica gli impatti del cambiamento climatico ci darà dati importantissimi per capire cosa sta succedendo».
Greenpeace continuerà il suo lavoro di ricerca in altre aree marine protette, per raccogliere dati e favorire gli scambi tra gli operatori. Ma, come sottolinea la responsabile della campagna mare dell’associazione, bisogna entrare in azione: «da un lato è fondamentale un taglio netto delle emissioni di gas serra, dall’altro è fondamentale rafforzare e ampliare la rete di aree protette: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi e sopravvivere a un cambiamento che è già in atto».
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