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Freddo record in Italia, caldo intenso altrove: cosa sta succedendo?

L'eccezionale ondata di freddo e maltempo che ha colpito l'Italia ha provocato danni e disagi

Indubbiamente questo mese di maggio 2019 in Italia sta mostrando un volto che poco assomiglia a quello a cui siamo normalmente abituati.
Questa eccezionale ondata di freddo, che trova un precedente nel lontano 1957, sta certamente apportando numerosi danni anche all’agricoltura oltre a problemi di natura idrologica.

In altre parti d’Europa la situazione è però molto diversa. Valori quasi da estate mediterranea sono stati superati sulle coste russe vicine al mar glaciale artico. Temperature prettamente estive si sono anche registrate tra Spagna e Portogallo. Eventi anomali come questi sono indicativi del cambiamento climatico? È possibile fare alcune considerazioni in proposito, anche se non bisogna dimenticare che un fenomeno di qualche settimana e che coinvolge una porzione ridotta d’Europa non può essere automaticamente proiettato come il segnale del clima che cambia. In senso stretto dunque, non è possibile affermare che gli afflussi di aria artica di questi giorni siano una diretta conseguenza del cambiamento climatico. Anzi il freddo di questi giorni potrebbe addirittura indurre qualcuno a pensare che il riscaldamento globale sia un’invenzione di chissà quale complotto mondiale, ci sono precedenti illustri a proposito dall’altra parte dell’Atlantico.

I dati

Vediamo però cosa ci dicono i dati. Intanto cerchiamo di guardare a fatti recenti ma su un orizzonte più ampio di un paio di settimane. Nell’ultimo anno le temperature sono state molto al di sopra della media trentennale 1981-2010 proprio nell’Artico, con picchi tra le isole Svalbard e l’Alaska. Sono state al di sopra della media su quasi tutta l’Europa, le aree centro-settentrionali della Siberia, il nord-est della Cina, il Medio Oriente, l’Australia, il sud dell’Africa e alcune aree antartiche.

Figura 1. Andamento della temperatura media superficiale dell’aria a livello globale e in Europa. Crediti: ECMWF, Copernicus Climate Change Service

In figura 1 è rappresentato l’andamento a livello globale e sull’Europa della temperatura media superficiale dell’aria negli ultimi decenni. La maggiore variabilità che si evidenzia sull’Europa è anche dettata dal fatto che ci sono moltissime misurazioni che rendono il dato molto più accurato rispetto ad altre aree: questo fatto, tuttavia, ha anche un risvolto importante, che esamineremo tra breve. Negli ultimi quaranta anni l’anomalia di temperatura registra un evidente tendenza a partire dal 2000 in poi (Figura 2). La figura rappresenta una media mobile a 12 mesi che consente di eliminare le variazioni di breve periodo (come quella di questo maggio, ad esempio) e mostrare la tendenza effettiva dell’andamento termico.

Figura 2. Media mobile a 12 mesi della temperatura superficiale dell’aria globale e europea. Crediti: ECMWF, Copernicus Climate Change Service

Prevengo subito una obiezione, che potrebbe arrivare da parte di qualcuno, e cioè che altri dataset mostrano valori diversi. Ciò è vero, anche se le differenze si assestano tra 0.05 °C e 0.15°C, ed è dovuto al fatto che altri dati tengono in minor conto del riscaldamento occorso nelle zone artiche e sui mari attorno al continente antartico. Tuttavia tutti i dataset concordano sul fatto che vi è un generale riscaldamento dalla fine degli anni 70 e che dal 2001 vi sono costantemente temperature al di sopra della media.

Questi sono fatti incontrovertibili e che non possono non essere visti con preoccupazione.

L’area europea

La maggiore variabilità sull’Europa è un segnale importante per comprendere quali possono essere i legami tra certi fenomeni e il cambiamento climatico. È un dato generale, mostrato nella letteratura scientifica, che le fluttuazioni della temperatura sono in crescita. In una pubblicazione del 2016 è stato anche mostrato che la variabilità delle temperature dell’inverno nell’emisfero settentrionale è aumentata proprio alle medie latitudini. Su scala globale, al contrario, la variabilità diminuisce o rimane al più invariata, conformemente a quanto ci mostrano i modelli climatici.

Un altro fatto importante è legato al vortice polare stratosferico, che riveste un ruolo fondamentale per il tempo e il clima del nostro emisfero. Gli studi in proposito suggeriscono più frequenti spostamenti della posizione del vortice negli anni più recenti. Spesso questi spostamenti coincidono temporalmente con le ondate di caldo sulle aree artiche o prossime ad esse. In questo caso i modelli climatici, purtroppo, non ci aiutano nel cogliere gli eventuali legami tra questi due fenomeni, anche se la dinamica fisica del sistema climatico ci suggerisce che i cambiamenti climatici in corso sembrano destabilizzare il vortice polare rendendo più frequenti le colate di aria fredda artica e le ondate di caldo nelle aree collaterali. Questo potrebbe essere connesso alla maggiore variabilità termica alle medie latitudini, fenomeno che risulta essere presente sull’Europa.

Tutte queste indicazioni ci possono suggerire che l’Europa potrà sperimentare con maggiore frequenza eventi come quelli occorsi nelle ultime settimane a causa dei mutamenti del clima in atto, al di là di tutte le altre ben note conseguenze.

Raffaele Salerno

Dr. Raffaele Salerno, amministratore delegato, direttore generale e co-fondatore, nel 1995, di Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) ha oltre trent’anni di esperienza sulla modellistica matematica in genere e quella applicata alla fisica dell'atmosfera e alla qualità dell’aria. Ha partecipato a numerosi progetti, in molti casi come project leader. Tuttora si occupa di progetti collegati alle applicazioni della meteorologia per la valutazione dei rischi ambientali, la gestione delle acque e alla meteorologia applicata al settore energetico. Autore di numerose pubblicazioni e libri, ha ricoperto il ruolo di speaker in numerose conferenze internazionali e workshop. E’ stato coordinatore e co-coordinatore in convegni internazionali, professore universitario e supervisore di numerose tesi. Per molti anni è stato anche un meteorologo operativo. Attualmente è membro di diverse organizzazioni internazionali e nazionali riguardanti la meteorologia e la geofisica.

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