L’artista e multidisciplinare designer viennese Alper Dostal è diventato famoso grazie alla realizzazione della serie “Hot Art Exhibition”, un insieme di rappresentazioni tridimensionali atrocemente realistiche, in cui i grandi capolavori dell’arte sono colti nell’atto di sciogliersi. La domanda cui l’artista ha cercato di dare risposta in queste opere d’arte è stata: “Qual’è l’incubo di tutti i galleristi? Cosa potrebbe succedere ai quadri in esposizione in una giornata torrida, senza aria condizionata?”. Il tema affrontato vuole fare riflettere gli spettatori sul riscaldamento globale in atto e promuovere una presa di coscienza sulla questione climatica puntata sulla forte necessità di proteggere il nostro patrimonio ambientale e culturale.
Sono state riprodotte opere come “La persistenza della memoria” di Dalì, “L’urlo” di Munch, “La notte stellata” di Van Gogh”, “Guernica” di Picasso, la “Composizione con giallo, blu e rosso” di Mondrian, “Napoleone” di Jacques-Louis David e “Il Figlio dell’uomo” di Magritte. Sono molti gli artisti che stanno prendendo posizione in merito, sfruttando la propria creatività e il proprio lavoro per lanciare un messaggio: il surriscaldamento globale è incontestabile e devastante sia per il nostro Pianeta che per noi che lo abitiamo. Il progetto che potrebbe sembrare ironico, in realtà racchiude tutte le preoccupazioni di Alper Dostal: con il surriscaldamento è in pericolo anche tutto il patrimonio artistico. Le opere sono la metafora di tanti luoghi che stanno diventando irriconoscibili sotto effetto del cambiamento climatico che distrugge pietre miliari dell’arte moderna.