Le giazzere lombarde, testimonianze del clima che fu
Escursione fotografica alla riscoperta di un recente passato
Un giorno forse inventeremo la macchina del tempo e potremo viaggiare nel passato, chissà! Sembra tuttavia una prospettiva improbabile e allora ecco che, con l’aiuto della fantasia e magari di una bella nevicata, un viaggio nel tempo possiamo provare a immaginarcelo.
L’Italia è ricchissima di testimonianze del passato, da quelle preistoriche agli innumerevoli capolavori artistici e architettonici delle nostre città d’arte. Ma esiste anche un passato più recente, vissuto dalle persone comuni, dai nostri nonni e bisnonni, che intorno a noi ha lasciato numerose tracce e che può insegnarci qualcosa sul clima.
Gironico al Monte è una minuscola frazione del comune di Colverde, in provincia di Como: come suggerisce il nome la località si trova in cima ad una collina boscosa, a 415 m s.l.m, in una delle poche aree della provincia risparmiate dal cemento e dalla banalizzazione del paesaggio. Sul colle, accanto ad alcune cascine e a pochi edifici moderni, sorge villa Raimondi con il suo grande parco racchiuso da un muro. Le sezioni più antiche della villa sembrano risalire al XV secolo; non lontano, nascosta nel bosco, si può visitare anche la cosiddetta “Tomba del Marchese”, interamente in pietra.
A causa del riscaldamento globale sulle aree di bassa collina del Comasco la neve negli ultimi decenni è divenuta molto rara. Una nevicata come quella del 28 dicembre 2020 (tutte le foto sono state scattate la mattina del 29) in questa zona non si vedeva da almeno sette anni. Anche per questo motivo osservare questi luoghi sotto una coltre bianca rende più realistico il nostro immaginario viaggio nel passato.
Presso Gironico al Monte possiamo ammirare un’interessante testimonianza del passato, una “giazzera” (ghiacciaia) ben conservata. La giazzera (da “giaz”, ghiaccio nel dialetto locale) è un edificio a pianta circolare che serviva per conservare il ghiaccio invernale. La costruzione si sviluppa per lo più in profondità e la parte che emerge in superficie è solo “la punta dell’iceberg” della struttura: all’interno una scala di pietra permette di raggiungere il fondo che durante l’inverno veniva riempito di ghiaccio. In montagna troviamo un tipo di costruzione quasi identico, la “nevera”(neviera) che veniva invece riempita di neve. Le nevere, ancora oggi numerose sulle Prealpi ticinesi e comasche, si trovano quasi tutte al di sopra di 1000-1200 m di quota.
Questa evidenza suggerisce che anche nel passato, sebbene gli inverni fossero più freddi, al di sotto dei 1000 metri la neve non fosse sufficientemente abbondante per alimentare una “nevera” e che si doveva per questo ricorrere al ghiaccio.
Le giazzere si diffusero in Lombardia, in prossimità di piccoli laghi che potessero ghiacciare in inverno, indicativamente a partire dalla fine del XVII secolo: tra gli esempi più noti citiamo quelle ben restaurate visitabili sulla sponda meridionale del lago di Varese, in località Cazzago Brabbia, e la grande ghiacciaia della Villa Reale di Monza. Il ghiaccio accumulato nelle giazzere veniva protetto da uno strato di paglia e prelevato nei mesi più caldi dell’anno per conservare gli alimenti (specialmente quelli più deperibili, come il pesce) o venduto alle farmacie per la conservazione dei medicinali.
Lasciata la giazzera una breve camminata su strada agro forestale conduce al cosiddetto “laghetto”, termine piuttosto impegnativo per denominare quello che risulta essere poco più che uno stagno largo alcune decine di metri, alimentato dall’acqua piovana. Il laghetto, che oggi ospita qualche anfibio e alcuni pesci, fu scavato per rifornire la vicina giazzera durante l’inverno.
La superficie del laghetto in questa giornata particolare è ricoperta da una poltiglia di neve e ghiaccio; un vecchio abete malconcio è crollato nell’acqua da poche settimane, probabilmente sotto il peso della nevicata umida e pesante dello scorso 4 dicembre.
Negli ultimi inverni il ghiaccio si è formato molto raramente sulla superficie del laghetto di Gironico: a volte è capitato di osservarvi una crosticina sottile ed effimera, più spesso nemmeno quella. La formazione del ghiaccio è parzialmente ostacolata dalla crescita del bosco (anche i rami spogli delle latifoglie, infatti, rendono meno efficace l’irraggiamento notturno e la perdita di calore verso lo spazio), ma inevitabilmente il pensiero corre ai tempi andati, quando i padri e i nonni dei nostri nonni venivano qui armati di picconi e da questa grande pozzanghera estraevano pesanti blocchi di ghiaccio per alimentare la giazzera.
Altri tempi, un altro clima.
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