Da molte ore il Nord-Ovest si trova nel mirino di un’intensa ondata di maltempo che insiste sostanzialmente sulle stesse zone con forti temporali e piogge abbondanti.
Le peggiori ondate di maltempo che nel passato più o meno recente hanno investito le regioni nord-occidentali italiane sono sempre state riconducibili a particolari situazioni meteorologiche, frutto di una dinamica atmosferica potenzialmente esplosiva. A tal proposito pochi giorni fa ricorreva il ventennale della terribile alluvione di Piemonte e Valle d’Aosta del 15 ottobre del 2000.
Quella che si è venuta a creare a partire dallo scorso fine settimana rientra perfettamente all’interno di questa casistica, in seguito alla quale si sono scaricati al suolo ingenti quantità di precipitazioni, anche dell’ordine di alcune centinaia di mm nel giro di 24-48 ore.
Sono fondamentalmente tre i fattori meteorologici in grado di scatenare condizioni meteorologiche particolarmente avverse nel quadrilatero compreso tra Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia e da cui possono scaturire rovinose alluvioni:
- profonda saccatura con asse sud-nord o sudovest-nordest, che sprofonda verso le basse latitudini, fino a insinuarsi nell’entroterra marocchino-algerino;
- blocco anticiclonico sulla vicina Europa orientale;
- poderoso afflusso di aria calda e umida meridionale verso la barriera alpina, stazionario per molte ore.
È proprio quest’ultimo a generare quello che in gergo viene chiamato effetto Stau: le intense correnti di Scirocco (vento da sudest) o di Ostro (vento da sud) richiamate sul lato anteriore della profonda saccatura atlantica presente sull’Europa occidentale, risalendo dal Nord Africa verso l’Europa centrale impattano contro le catene montuose che incontrano durante il loro percorso: nel nostro caso, la catena alpina centrale e occidentale e l’Appennino ligure. L’impatto rispetto all’ostacolo orografico avviene più o meno perpendicolarmente e costringe la massa d’aria, calda e molto umida, a salire bruscamente lungo il versante meridionale della catena. Il sollevamento “forzato” dell’aria ne favorisce il raffreddamento adiabatico, che a sua volta amplifica e accelera il processo di condensazione del vapore acqueo presente, sotto forma di estesi e spessi ammassi nuvolosi che, più tardi, restituiranno al suolo tutto il vapore acqueo condensato sotto forma di ingenti precipitazioni.
Più intenso e persistente è l’effetto Stau, maggiore sarà anche la quantità di vapore acqueo che potrà condensare e successivamente riversarsi a terra sotto forma di grandi piogge.
Le zone che in assoluto risentono di questo effetto amplificatore delle precipitazioni sono quelle poste ai piedi delle montagne, sul pendio sopravvento, ovvero il versante meridionale della collina o della montagna direttamente investito dai venti da sud. A livello italiano, in primis la Liguria, con l’arco appenninico che abbraccia tutta la regione da ovest ad est e molto vicino alla costa. Seguono le fasce prealpine e pedemontane dell’alto Piemonte e dell’alta Lombardia, aree geografiche soggette a fenomeni meteorologici intensi e abbondanti durante il corso dell’anno, preferibilmente in autunno e in primavera.
Le conseguenze sul territorio sono spesso drammatiche perché, oltre ad allagamenti, frane, smottamenti, esondazioni di corsi d’acqua, possono anche causare disastrose alluvioni, a causa della particolare fragilità del territorio italiano e delle pesanti modifiche indotte dalle attività antropiche.