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Neve, il deficit nazionale è diminuito a fine stagione. L’aggiornamento di Fondazione CIMA

In una delle stagioni peggiori dell’ultimo decennio per l’Appennino, le nevicate sulle Alpi delle ultime due settimane di marzo hanno migliorato leggermente il bilancio idrico nivale dell’Italia.

Finalmente giunge una buona notizia dalle nostre montagne, anche se non da tutte. Secondo l’ultimo aggiornamento di Fondazione CIMA, le abbondanti nevicate delle ultime settimane sono riuscite a migliorare il bilancio idrico nivale dell’Italia, a inizio marzo ancora pesantemente in negativo. Il deficit nazionale dello Snow Water Equivalent (SWE), l’acqua contenuta nella neve, preziosa riserva idrica per i mesi più caldi, è passato infatti dal -54% dell’8 marzo al -34% del 6 aprile: un piccolo ma importante recupero proprio alla fine della stagione di accumulo.

Le abbondanti precipitazioni portate in quasi tutta l’Italia dal continuo passaggio di perturbazioni atlantiche, associate a un notevole calo termico soprattutto al Nord-Ovest, nelle ultime due settimane di marzo hanno favorito l’accumulo di nuova neve soprattutto sul settore alpino occidentale. Qui, la quota media mensile dello zero termico è risultata leggermente inferiore rispetto alla media del trentennio 1991-2020, indicando un limite delle nevicate più basso della norma mediamente di 100 metri. Al contrario, l’anomalia si è mantenuta sempre positiva in gran parte del Centro-Sud.

Anomalie dello zero termico (m). Lo zero termico è la quota più alta alla quale la temperatura dell’aria raggiunge il valore di 0°C in atmosfera libera. Periodo di riferimento: 1991-2020. Dati ERA5, crediti C3S/ECMWF, elaborazioni Meteo Expert.

A trainare la ripresa a livello nazionale sono state dunque le Alpi, in particolare il settore occidentale. Il bacino idrografico del Po, che accoglie quasi la metà della risorsa nivale italiana, con un deficit solo di -15% è così l’unico a trovarsi ora in buone condizioni.

Per gli Appennini si sta invece per chiudere una delle peggiori annate dell’ultimo decennio: lungo la Dorsale la neve è infatti presente solo a quote molto elevate e prevalentemente lungo il versante del Medio Adriatico. L’unico miglioramento apprezzabile del deficit riguarda infatti il bacino dell’Aterno-Pescara, che a inizio aprile registrava un deficit dello SWE di “solo” -43%. Nel bacino idrografico del Tevere il deficit sfiora il -90%: uno scarto enorme rispetto alla media, ancora peggiore di quello registrato l’anno scorso. Profondo rosso al Sud, con i bacini idrografici del Volturno e del Sele, ad esempio, con deficit di -93% e 97% rispettivamente.

Anomalie dello Snow Water Equivalent (SWE) per bacino idrografico. Con il colore rosso è indicato un deficit superiore a -50%, con il colore arancione un deficit compreso fra -50% e -5%.

Ormai la stagione della fusione è iniziata, quindi non c’è quasi più margine per ulteriori miglioramenti, purtroppo.

«È l’innalzamento termico, più che l’assenza di precipitazioni, il protagonista di questa stagione fino ad oggi. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un accorciamento del ciclo nivale: la neve arriva tardi, si fonde presto, e rimane meno tempo disponibile a contribuire al bilancio idrico», spiega Francesco Avanzi, ricercatore di Fondazione CIMA.

Laura Bertolani

Laureata in Scienze Naturali, nel 1997 è entrata a far parte del team di meteorologi di Meteo Expert. Fino al 2012, all’attività operativa ha affiancato attività di ricerca, occupandosi dell’analisi della performance dei modelli di previsione. Attualmente si dedica a quest’ultima attività, ampliata implementando un metodo di valutazione dell’abilità dei modelli a prevedere dodici configurazioni della circolazione atmosferica sull’Italia, identificate per mezzo di una rete neurale artificiale.

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