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Con la “rinaturazione” si può combattere la crisi climatica ma anche quella economica: il report WWF

Per ogni dollaro speso si prevede un ritorno economico di almeno 9 dollari (che in alcuni casi può arrivare anche a 30).

“Rinaturazione”. Questo termine poco diffuso nel linguaggio comune racchiude un enorme significato. La ricostruzione e la rigenerazione dei sistemi naturali che abbiamo distrutto è uno strumento fondamentale per affrontare la crisi climatica ma è anche un’occasione di rilancio dell’economia e dei posti di lavoro, nell’ottica del rispetto dell’ambiente.
Questo tema è al centro del nuovo report del WWFValore Natura”, inserito nell’ambito della campagna ReNature Italy.

Dalla rinaturazione un vantaggio ambientale ma anche economico

Rinaturando almeno 350 milioni di ettari di foreste entro il 2030 si potrebbe generare un beneficio economico netto pari a circa 170 miliardi di dollari l’anno (circa 140 miliardi di euro), considerando la protezione dei bacini idrici, l’incremento della produttività agricola, e i vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici grazie al sequestro di oltre 5 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno.
I numeri snocciolati nel report impressionano: “in 50 anni a livello globale abbiamo assistito al declino, in media, del 68% delle popolazioni di vertebrati (Living Planet Report 2020)”. Non è finita. Un territorio grande come 20 volte la superficie della Francia è stato completamente degradato (OECD 2019) e in Europa, l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato (EEA 2020).

Ripartire dalla natura non è dunque solo una visione idealistica e poco applicabile, ma la chiave di volta per effettuare il tanto sperato cambio di passo per tentare di risolvere la crisi climatica in atto. Ripristinare le foreste, le torbiere, i mangrovieti e recuperare gli ecosistemi acquatici e marini corrisponderebbe a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare il cambiamento climatico entro il 2030 e si potrebbero abbattere in questo modo le emissioni di CO2 totali di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno. Si tratta dell’equivalente delle intere emissioni attuali di Stati Uniti e Unione Europea.

La rinaturazione, come abbiamo visto, possiede anche notevoli vantaggi economici ed è un aspetto davvero fondamentale in vista di una ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia. Mai come ora, insomma, dobbiamo concentrare i nostri sforzi per evitare che, dopo il crollo delle economie globali, la ripresa coincida con un’impennata delle emissioni di gas serra come sta già purtroppo accandendo.

Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), ogni anno i sistemi naturali del Pianeta forniscono benefici al genere umano (servizi ecosistemici) valutabili tra i 125 e i 140mila miliardi di dollari -una volta e mezzo il prodotto interno lordo globale – e alcuni studi di Nature4Climate – (iniziativa sostenuta da una coalizione che include UNEP, UNDP e WWF) affermano che per ogni dollaro speso in rinaturazione si prevede un ritorno economico di almeno 9 dollari (che in alcuni casi può arrivare anche a 30).

Campagna ReNature Italy

La campagna ReNature Italy del WWF “prevede interventi di rinaturazione nelle sue 100 Oasi e in particolare in un ampio tratto del fiume Po. Ripristinare i servizi ecosistemici garantiti da questo importante bacino, come la regolazione del ciclo idrologico, la depurazione delle acque e il trattamento di quelle reflue, il controllo dell’erosione, la formazione di corridoi ecologici, la fornitura di materiali come sabbia, ghiaia e argilla produrrebbe un valore economico contenuto in un range tra i 218 milioni e i 402 milioni di euro, senza contare i benefici per le attività turistiche e ricreative, il valore della biodiversità e il ruolo di corridoio ecologico del Po”.

L’Europa con il suo Green Deal giocherà un ruolo fondamentale per la rinaturazione. Tra le richieste del WWF all’UE c’è il ripristino di almeno il 15% delle aree sia terrestri sia marine, pari ad almeno 650.000 chilometri quadrati di terre emerse e almeno 1.000.000 di chilometri quadrati di superficie marina. All’interno di questo obiettivo, la Commissione deve anche impegnarsi a ripristinare il flusso libero su almeno 25.000 chilometri di fiumi mirando a restituire al 15% dei fiumi la loro continuità nel 2030, attraverso la rimozione delle barriere e il ripristino delle pianure alluvionali, e stabilire un obiettivo sulla rimozione di CO2 attraverso i serbatoi naturali del carbonio, come obiettivo separato da quello sulla riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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