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Crisi climatica, se non si cambia passo l’Italia rischia grosso: il report Cmcc

Se non si dovessero adottare al più presto politiche efficaci nella riduzione delle emissioni, lo scenario per il nostro Paese sarà catastrofico non in un lontano futuro, ma già nei prossimi 30 anni.

È un’Italia a tinte fosche quella che ci prospetta la crisi climatica in un futuro ormai prossimo. Gli scenari climatici attesi per il nostro Paese nei prossimi anni sono preoccupanti. Se non si dovesse cambiare passo, le temperature sono destinate ad aumentare, nello scenario “migliore”, fino a 2°C nei prossimi 30 anni (periodo 2021-2050), con ripercussioni enormi anche dal punto di vista economico: entro la fine secolo l’impatto può arrivare a costare fino all’8% del PIL pro capite.

Questo grido d’allarme è stato lanciato nel report “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia“, della Fondazione Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. La ricerca è stata condotta da 30 autori coordinati da Donatella Spano, membro della Fondazione Cmcc e docente dell’Università di Sassari. Le simulazioni hanno preso in considerazione le due possibili situazioni estreme: il caso ottimistico, in cui saranno stati presi seri provvedimenti per il taglio delle emissioni di anidride carbonica, e quello pessimistico, senza alcuna mitigazione e con uno sviluppo economico analogo all’attuale.

Se non si dovessero dunque adottare al più presto politiche efficaci nella riduzione delle emissioni, lo scenario per l’Italia sarà catastrofico non in un lontano futuro, ma già nei prossimi 30 anni. Le estati saranno sempre più calde con fasi di siccità grave ed un aumento degli eventi meteo estremi che sono già aumentati del 9% negli ultimi 20 anni.
Il report si basa su cinque capitoli nei quali vengono illustrati dapprima gli scenari climatici attesi per l’Italia e poi l’analisi di rischio aggregato, l’analisi di rischio per l’ambiente urbano, il sistema geo-idrologico, le risorse idriche, l’agricoltura, le foreste e gli incendi boschivi, gli strumenti e le risorse per la valutazione economica degli impatti e alcune iniziative di adattamento.

Temperature in aumento: siccità e ondate di caldo più frequenti

È un dato di fatto che la temperatura media globale è oggi di circa 1°C superiore rispetto ai livelli dell’era preindustriale. Gli effetti di questo innalzamento sono diversi e, come leggiamo nell’introduzione- “riguardano l’aumento di fenomeni meteo estremi (ondate di calore, siccità, forti piogge), l’innalzamento del livello del mare, la diminuzione del ghiaccio Artico, l’incremento di incendi boschivi, la perdita di biodiversità, il calo di produttività delle coltivazioni”.
La zona del Mediterraneo è considerata uno degli “hot spot” del cambiamento climatico, con un riscaldamento che supera del 20% l’incremento medio globale e una riduzione delle precipitazioni.

Secondo il report, i diversi modelli climatici sono concordi nel “valutare un aumento della temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010).” Nello scenario peggiore i cambiamenti più drastici sono attesi nella zona delle Alpi dove l’innalzamento della temperatura può raggiungere la soglia shock di 5°C alla fine del secolo.

In questo contesto le precipitazioni vedranno una significativa diminuzione in estate soprattutto per le regioni del Sud e del Centro, mentre si potrebbe verificare un aumento per il Nord in inverno. Viene anche segnalato un “aumento sul territorio della massima precipitazione giornaliera per la stagione estiva ed autunnale, più marcata per lo scenario ad elevate emissioni di gas serra”.

Notti tropicali e aumento della mortalità

Sia per lo scenario ad emissioni contenute che per quello ad emissioni elevate la prospettiva è di un caldo sempre più intenso: si profila infatti un netto aumento di giorni con temperatura minima superiore a 20°C in estate e della durata di periodi siccitosi.

Con l’indicatore delle notti tropicali si definisce il numero di giorni con temperatura minima maggiore di 20°C. Secondo il report “si tratta di un valore molto importante per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere fisico delle persone. Se la temperatura minima rimane al di sopra del valore di 20°C, il corpo umano non ha la possibilità di rinfrescarsi dopo una giornata di caldo intenso”. Per alcune fasce della popolazione, come anziani e persone malate, questo aumento delle notti tropicali può determinare un aumento della mortalità.

Proiezioni della temperatura media dalla simulazione climatica eseguita con COSMO-CLM sull’Italia con gli scenari RCP4.5 e RCP8.5. Crediti Cmcc

Gli effetti della crisi climatica sull’ambiente marino

La crisi climatica in atto sta determinando gravi ripercussioni anche nell’ambiente marino con un aumento delle temperature superficiali e del livello del mare, una crescita dell’acidificazione delle acque marine e dell’erosione costiera. Se non si dovessero intraprendere misure di adattamento aumenteranno i rischi di inondazioni ed eventi estremi per le zone costiere, insieme ad impatti negativi sulla biodiversità marina e una riduzione del potenziale di pesca e delle risorse marine con ripercussioni a catena anche per l’economia, il turismo e la sicurezza alimentare. In media, globalmente il livello del mare è cresciuto a un ritmo di 3,6 mm all’anno nel periodo 2005-2015. Si tratta di un aumento senza precedenti nel corso dell’ultimo secolo e non sembra arrestarsi. Lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e della calotta polare dell’Antartide con l’espansione termica dell’oceano causata dal suo riscaldamento sembrano non avere tregua.
Secondo gli scenari climatici del report “si prevede che il livello del mare alla fine del secolo aumenterà di circa +43 centimetri nello scenario di riduzione molto elevata delle emissioni (RCP2.6), e di circa +84 centimetri nello scenario ad alte emissioni (RCP8.5), rispetto al periodo 1986-2005. L’oceano, che assorbe oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico, si sta riscaldando senza sosta dal 1970. Questo riscaldamento è dovuto alle attività umane ed avviene a tutte le profondità”.

Crediti Cmcc

Le città hot-spot per i cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici hanno un impatto che si sta già facendo sentire su tutto il territorio nazionale. Gli eventi estremi sono aumentati in Italia del 9% negli ultimi vent’anni e le zone urbane sembrano essere le più vulnerabili. Nelle città vive oltre il 56% della popolazione italiana e non si tratta affatto di zone immuni alla crisi climatica.  L’ambiente urbano è infatti caratterizzato dalla presenza di superfici impermeabili, ricoperte da cemento e asfalto, e da poche aree di carattere naturale (suolo e vegetazione). Con l’aumento delle temperature, delle ondate di calore e delle piogge intense, bambini, anziani, disabili e persone più fragili “saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni. Sono attesi, infatti, incrementi di mortalità per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico”.

Rischio idro-geologico in aumento

L’Italia è un Paese ad alto rischio idro-geologico. I cambiamenti climatici sono un fattore determinante per l’aumento della frequenza e dell’intensità di alcuni eventi atmosferici determinano fenomeni di dissesto. Dall’analisi combinata di questi fattori e degli scenari climatici, secondo lo studio Cmcc, si evince che “è atteso l’aggravarsi di una situazione di per sé molto complessa”. Fattori chiave per l’aumento del rischio idro-geologico sono l’innalzamento della temperatura e l’aumento di fenomeni di precipitazione. Con l’aumento delle temperature “lo scioglimento di neve, ghiaccio e permafrost indica che le aree maggiormente interessate da variazioni in magnitudo e stagionalità dei fenomeni di dissesto sono le zone alpine e appenniniche. La crescita di piogge intense contribuisce a “un ulteriore aumento del rischio idraulico per piccoli bacini e del rischio associato a fenomeni franosi superficiali nelle aree con suoli con maggior permeabilità”.

Crisi climatica: un costo economico insostenibile nello scenario peggiore

Nello scenario climatico più ottimistico l’impatto economico della crisi climatica appare grave ma ancora “gestibile”: circa lo 0,5% del PIL nazionale, solo per aumenti di temperatura inferiori ai 2°C rispetto al periodo preindustriale. Se le temperature dovessero aumentare ulteriormente rispetto a questo scenario, i costi economici aumenterebbero in modo esponenziale. Nello scenario climatico ad alte emissioni, che prevede un aumento della temperatura medio di 4°C rispetto al periodo preindustriale a fine secolo, le perdite di PIL pro capite sarebbero superiori al 2,5% nel 2050 e tra il 7-8% a fine secolo.

Secondo i dati forniti dalla Fondazione Cmcc, nello scenario peggiore il costo dell’impatto economico del rischio alluvionale è stimato in 15,2 miliardi di euro l’anno, nel periodo 2071-2100, in termini di perdita di capitale infrastrutturale causato dai cambiamenti climatici. Con l’aumento delle temperature i costi causati dall’ innalzamento del mare toccherebbero i 5,7 miliardi. Il decremento del valore dei terreni agricoli potrebbe essere valutato tra 87 e 162 miliardi e la contrazione della domanda turistica ci costerebbe fino a 52 miliardi di euro. Per evitare di arrivare al punto di non ritorno urgono investimenti e un netto cambio di passo per ciò che riguarda l’idea di sviluppo economico. Investire nella sostenibilità è ciò che il Green Deal europeo riconosce come l’unico modello di sviluppo per il futuro.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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