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Febbraio 2024, al Nordovest il quadruplo delle piogge: +294% rispetto alla media

Temperature costantemente sopra le medie: è stato il febbraio più caldo di sempre anche per l'Italia

È stato un febbraio eccezionale dal punto di vista delle temperature che sono rimaste costantemente e sensibilmente sopra la media, tanto da elevarlo al primo posto fra i più caldi, con la considerevole anomalia di +3°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020.

Notevoli i picchi di temperatura massima da primavera inoltrata, fra i 20 e i 24 gradi, osservati nei primi giorni del mese al Nord e in particolare in corrispondenza del settore alpino occidentale e aree limitrofe, complici anche gli effetti favonici su una massa d’aria già di per sé mite. Di fatto, la media mensile della temperatura ha eguagliato il valore climatico di marzo attribuendo a questo febbraio connotati più primaverili che invernali, con poche deboli gelate notturne in pianura per lo più a inizio mese e solo un affondo significativo di aria polare nell’ultima settimana, affondo che ha favorito un abbassamento del limite delle nevicate a quote collinari su parte del Nord grazie anche all’intensità dei fenomeni. Nient’altro che ricordi la stagione fredda; anche le perturbazioni hanno assunto talvolta caratteristiche da “mezza stagione” piuttosto che invernali. Ad esempio, la perturbazione sopraggiunta il giorno 9 ha interrotto il lungo periodo siccitoso durato tre settimane portando improvvisamente forti precipitazioni e nevicate ad alta quota sulle Alpi.

Altri fenomeni intensi fuori stagione hanno interessato l’Italia durante l’ultima settimana, in particolare, ancora una volta, nella parte settentrionale del Paese dove si sono create le condizioni per lo sviluppo di temporali associati anche a grandine in alcune aree della pianura Padana e nevosi in quota nel settore alpino centrale.
Verso fine mese le abbondanti precipitazioni hanno generato anche alcune situazioni critiche per piene dei fiumi, esondazioni e frane. Da segnalare inoltre la formazione di un profondo ciclone sul Mar Ionio il giorno 25, derivante da un evento di ciclogenesi esplosiva (rapido approfondimento di un vortice ciclonico), una vera e propria tempesta quasi assimilabile a un TLC (Tropical Like Cyclone: ciclone dalle caratteristiche quasi tropicali), anche se non è stato classificato tale.

Gli accumuli totali di precipitazione, derivanti da due distinte fasi piovose nell’arco del mese, hanno prodotto un’anomalia pari a +75%, al 12° posto fra le più elevate. Un febbraio, quindi, piuttosto piovoso soprattutto al Nord e in maniera più evidente al Nord-Ovest dove ha piovuto il quadruplo del normale, più esattamente il 294% in più rispetto alla media, che rappresenta per quest’area del Paese il 2° valore più elevato dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso, dopo il primato del 1972; ed è proprio sulle regioni nord-occidentali che sono stati osservati alcuni record di precipitazione mensile almeno degli ultimi 45 anni, come ad esempio nella stazione di Malpensa (249 mm) e di Bergamo (186 mm).

Nonostante il bilancio globalmente positivo, le precipitazioni si sono concentrale per lo più al Nord e nel versante tirrenico della penisola; infatti, in controtendenza con il dato generale, il settore del medio-basso Adriatico, parte del versante ionico e delle isole maggiori hanno visto accumuli decisamente sotto la media, a tratti anche inferiori a metà del quantitativo mensile normale. Per quel che riguarda l’intera stagione invernale, spicca il dato sulla temperatura che ha fatto registrare il suo valore medio più elevato superando nettamente il vecchio record dell’inverno del 2007, con uno scarto dalla media di +2.1°C.

Le precipitazioni stagionali, grazie al contributo di quest’ultimo mese, si sono riportate complessivamente nella norma (+2%), ma con vistose differenze fra il piovoso Nord (+72% al Nord-Ovest, +39% al Nord-Est) e il siccitoso Centro-Sud (-26% al Centro, -20% al Sud, -36% in Sicilia e -8% in Sardegna). Ed è proprio il dato negativo sulle regioni centro-meridionali che desta preoccupazione, soprattutto per il fatto che il grosso dell’accumulo di risorse idriche nella parte meridionale dell’Italia dovrebbe verificarsi durante la stagione fredda che corrisponde alla stagione piovosa per questo settore; andando verso l’estate è più difficile recuperare ciò che non ha fatto in inverno.

Simone Abelli

È meteorologo presso Meteo Expert dal 1999. Nel 1995 consegue la laurea a pieni voti in Fisica con una tesi sull’analisi statistica delle situazioni meteorologiche legate agli eventi alluvionali che hanno interessato l’Italia. Dal 1996 al 1998 svolge attività di ricerca nell’ambito del progetto europeo MEDALUS sul problema della desertificazione nel Mediterraneo. Dal 2008 al 2015, diviene uno dei meteorologi di riferimento delle reti televisive Mediaset. Principali pubblicazioni: “Il clima dell’Italia nell’ultimo ventennio” e “Manuale di meteorologia”.

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