L’agosto 2019 resterà segnato dalla spaccatura del governo in carica e dalla conseguente crisi politica ed istituzionale. In questi giorni di grande confusione e incertezza si è tornato a parlare di possibili nuove alleanze e di ritorno alle urne. In occasione del discorso con il quale il Premier in carica Giuseppe Conte ha annunciato le sue dimissioni, sono state evidenziate alcune priorità da mantenere, a prescindere dalla nuova direzione dell’esecutivo: dall’attenzione alla scuola e all’apprendimento, dalla ricerca all’inclusione sociale, dal rilancio del Sud Italia e dell’occupazione, dai modelli economici ecosostenibili alla transizione ecologica.
“La politica deve adoperarsi per elaborare un grande piano che attribuisca all’Italia una posizione di leadership nel campo dei nuovi modelli economici ecosostenibili.” […] “L’obiettivo da perseguire deve essere un’efficace transizione ecologica in modo da pervenire a una articolata politica industriale che, senza scadere per carità nel dirigismo economico, possa gradualmente orientare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto.”
Giuseppe Conte – Discorso al Senato – 20 Agosto 2019
Soffermandoci sulla tematica della transizione ecologica e dello sviluppo di un modello sostenibile, perché l’azione sia significativamente efficace, centrale è la permanenza e la cooperazione internazionale a livello europeo, altra questione sottolineata dal Premier Conte durante la seduta in Senato e dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, in occasione del colloquio con il Premier italiano. Von Der Leyen rese centrali le politiche sulle migrazioni e sulla mitigazione del cambiamento climatico, entrambi elementi in cui la cooperazione è un elemento fondamentale.
“Il tempo è prezioso dobbiamo agire in fretta, ma credo che ci siano tanti aspetti positivi soprattutto per quanto riguarda le nuove tecnologie ecologiche e pulite ma è necessario coinvolgere tutti.” […] “bisogna offrire una risposta unita e forte, per poter contare su una comunità forte nei momenti di difficoltà.”
Ursula Von Der Leyen , Roma , 2 Agosto 2019
La cooperazione interazione a livello europeo e la questione ambientale sono dunque due argomenti sui quali sembra che l’Italia e l’UE siano allineate; certo è che, a prescindere dal discorso significativo del Premier Conte, determinante sarà la posizione del nuovo o rinnovato -ad oggi non si esclude alcuna ipotesi di maggioranza- esecutivo.
Fatta questa premessa, vediamo come la questione ambientale, sia stata posta come condizione tassativa solo nella trattativa per una nuova alleanza tra M5S e Partito Democratico. Sia il Partito Democratico, con la presentazione dei 5 punti ai 5S, sia il Movimento Cinquestelle, nei suoi 10 impegni presentati a Mattarella, hanno inserito la questione Ambiente.
Tra tutti i punti in comune, è proprio su questa questione che si trova il livello più significativo di analogie: terzo punto citato da Di Maio a Mattarella pone che “Il M5s vuole un cambio di paradigma sull’ambiente 100% sostenibile, con un new deal, tutti gli investimenti pubblici dovranno avere al centro il cambiamento climatico”, e il documento presentato dai Dem ha richiesto uno “sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale”.
Che sia proprio la questione ambientale il fil rouge che legherà una nuova maggioranza?
“Anche se fosse, la sola questione ambientale non è sufficiente”, questo diranno in molti ma l’errore sta proprio nel relegare la questione ambientale al suo dicastero.
La comunità scientifica si è già espressa ampiamente e continua a farlo su quali saranno le possibili conseguenze di una mancata mitigazione del cambiamento climatico, abbiamo già contato i danni in termini di perdite economiche dei disastri naturali, abbiamo già riscontrato le lacune nel comparto istruzione in merito all’educazione ambientale e alla prevenzione del rischio, abbiamo già ricostruito laddove le infrastrutture non erano pronte all’impatto con eventi atmosferici estremi, quante volte nell’ultimo anno le regioni si sono ritrovate a dichiarare lo stato d’emergenza? Troppe perché questi esempi non invitino alla riflessione su come la crisi climatica sia trasversale a tutte le materie di competenza statale.
Quindi, qualsiasi sia l’assetto di governo dei prossimi mesi e dei prossimi anni, la crisi climatica deve restare tra i punti basilari e le politiche ad essa legate devono avere continuità tra legislature.
Visto l’andamento della politica italiana degli ultimi tempi, bisogna considerare la supposizione che i cambiamenti senza effetti positivi immediati e tangibili sulla vita dei cittadini non siano generatori di consensi e questo potrebbe essere visto come un ostacolo.
Se questo è il caso, allora vale la pena di porre chiaramente la questione in questi termini: la crisi climatica è un problema di equità, il cambiamento climatico lo pagheranno soprattuto le fasce più deboli della popolazione, colpirà tutti, ma alcuni non avranno mezzi sufficienti per reagire e riadattarsi, questo vale per l’Italia e per il resto del Mondo. E di fonte all’uguaglianza, di fronte all’art.3 della Costituzione per il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, non c’è consenso che manchi.
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