Il ghiacciaio della Marmolada è ‘in coma irreversibile’: destinato a sparire entro il 2040
Legambiente, in collaborazione con Cipra Italia, evidenzia la situazione di inesorabile declino del più grande ghiacciaio delle Dolomiti
Ghiacciaio Fellaria: quasi dimezzato rispetto al 1850 il terzo ghiacciaio della Lombardia |
Il ghiacciaio della Marmolada è “in coma irreversibile”: Legambiente fotografa una situazione avvilente
Non solo il declino della Marmolada: preoccupa la situazione di altri due ghiacciai alpini
Il report sulla situazione dei ghiacciai evidenza altre due situazioni allarmanti. Preoccupa infatti la perdita di spessore anche dei due ghiacciai più grandi delle Alpi: l’Adamello e quello dei Forni. Sul primo “le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni ’80”, si legge. Sul ghiacciaio dei Forni “i picchi di perdita arrivano invece a 10 centimetri di spessore al giorno”.
Microplastiche e rifiuti sono le ulteriori minacce che corre la Marmolada: il punto e le richieste di Legambiente
Sulla Marmolada preoccupa anche l’inquinamento da microplastiche legato anche ai teli geotermici che – secondo Legambiente -, sono solo un accanimento terapeutico. Attualmente si contano 4 ettari di teli sul ghiacciaio, un numero che è raddoppiato rispetto all’inizio. C’è poi la situazione legata ai rifiuti abbandonati in quota: sono circa 400 quelli trovati e raccolti sulla Marmolada dal team di Carovana dei ghiacciai e dai volontari che hanno contribuito il 6 settembre, nel primo giorno di tappa, nell’attività di Clean up organizzata in vista di Puliamo il Mondo, la campagna di volontariato ambientale di Legambiente in programma in tutta Italia il 20, 21 e 22 settembre.
Infine, gli impianti chiusi e da smantellare che pesano a livello ambientale
Per finire c’è la questione della gestione degli impianti chiusi e da smantellare come quello a Pian dei Fiacconi. L’impianto di risalita, chiuso nel 2019, è stato travolto dalla valanga del 2020. Oggi in quota rimane una struttura abbandonata e demolita dalla valanga ma che ha un pesante impatto ambientale e paesaggistico in un’area montana che è patrimonio Unesco.
Per questo, Legambiente chiede si intervenga al più presto per smantellarlo e che non vengano costruiti altri impianti di risalita visto che la zona di Pia dei Fiacconi è considerata zona rossa, ossia zona a pericolosità P-4 elevata, che nella scala di valutazione è la pericolosità massima.
Leggi anche:
Mare e coste in Italia: aumentano i reati ambientali. Ecco dove e quali L’estate 2024 è stata la più calda di sempre: i dati Copernicus |