Il riscaldamento globale aumenta il rischio di tsunami sulle coste del Mediterraneo
Un recente studio evidenzia come il cambiamento climatico possa amplificare significativamente il pericolo di tsunami nel Mediterraneo nei prossimi decenni. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Scientific Reports, sottolinea l’importanza di pianificare e gestire i rischi di tsunami nelle aree costiere mediterranee minacciate dall’innalzamento del livello del mare.
𝗖𝗟𝗜𝗠𝗔
Il riscaldamento globale potrebbe aumentare significativamente la pericolosità degli tsunami nel #Mediterraneo nei prossimi decenni.𝗧𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗼 https://t.co/YVnkgtDPPt#Savemedcoasts2 #ingv #TSUMAPSNEAM #earthtelescope@ingv_president @INGVambiente pic.twitter.com/E6yL2EY8e5
— Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (@INGV_press) December 16, 2024
I risultati, frutto dei progetti europei Savemedcoasts2 e TSUMAPS-NEAM coordinati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), indicano che l’innalzamento previsto del livello del mare, causato dal riscaldamento globale, combinato con i movimenti geologici costieri, potrebbe aumentare il rischio per oltre 150 milioni di persone che vivono in questa regione.
Le proiezioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) stimano che, entro la fine di questo secolo, il livello medio globale del mare potrebbe aumentare fino a 1,1 metri rispetto ad oggi. “Questo rappresenta un rischio crescente per le popolazioni costiere del Mediterraneo che non possiamo sottovalutare”, afferma Marco Anzidei, ricercatore dell’INGV e coordinatore del progetto Savemedcoasts2.
Una delle novità della ricerca è stata l’integrazione delle analisi sui movimenti verticali costieri, come la subsidenza, che amplificano gli effetti locali dell’innalzamento del livello del mare. “Nel nostro studio abbiamo considerato come i movimenti geologici possano sommarsi all’innalzamento del livello del mare, aggravando il rischio in aree dove il suolo tende ad abbassarsi”, commenta Anita Grezio, ricercatrice dell’INGV e prima autrice dello studio.
Le mappe prodotte dai ricercatori mostrano che, nei prossimi 50 anni, la probabilità di avere onde di tsunami nel Mediterraneo che causino inondazioni di 1-2 metri potrebbe aumentare dal 10% al 30%. “Ciò implica un incremento significativo del rischio, specialmente per le coste basse del Mediterraneo, una delle aree più densamente popolate al mondo”, sottolinea Anzidei.
L’importanza di queste analisi è cruciale per la pianificazione e la gestione del rischio nelle aree costiere. “La nostra ricerca fornisce nuovi strumenti per valutare la pericolosità degli tsunami, integrando scenari futuri che tengono conto sia del cambiamento climatico che dei fenomeni geologici”, conclude Grezio.
I progetti Savemedcoasts2 e TSUMAPS-NEAM, finanziati dall’Unione Europea e coordinati dall’INGV, contribuiscono con risultati chiave alla comprensione dei rischi legati agli tsunami in un’area altamente vulnerabile come il Mediterraneo.