Eventi meteo estremi e cambiamento climatico: comunicare informazioni complesse si può (basta esserne capaci)
A Bologna il primo Hackathon di "Data Visualization" sul rischio climatico, i vincitori hanno ideato il widget Calamity
La strada per comprendere il clima passa dalla comprensione dei dati che ne sono al centro. La svolta per reagire al cambiamento climatico è saper valutare e applicare questi dati, con strategie e piani efficaci. Ma, parliamoci chiaro, la scienza da sola non può farcela, a percorrere questa salita, e per svoltare nella direzione giusta (magari accelerando!) avrebbe bisogno di solidarizzare sempre di più con tutto ciò che ha come obiettivo la comunicazione, dal giornalismo all’arte.
Anche perché il cambiamento climatico potremmo sarcasticamente definirlo un argomento “caldo”. Ormai questo tema compare inevitabilmente tra i pensieri di tutti, che sia per un post letto su Instagram o per una notizia sentita al tg. Se è vero – però – che negli ultimi anni questo problema globale è finalmente emerso, sfortunatamente, la controversia sul riscaldamento atmosferico e sui conseguenti effetti resta ancora accesa, specialmente in politica. Ed è per questo che la visualizzazione dei dati può diventare uno dei nostri migliori alleati per una corretta comunicazione, lontano da maldestri dibattiti antiscientifici, e per una applicazione di queste informazioni in strategie e piani pratici di adattamento e mitigazione.
Di informazioni scientifiche ne abbiamo sempre di più, ma come usarle? Come utilizzarle, ad esempio, per valutare i rischi, con l’obiettivo di renderci – tutti – meno esposti ad essi e anche meno vulnerabili. Rischi che conosciamo bene, come le ondate di caldo o le sempre più rare ma piccate ondate di gelo, come le tempeste di vento, i nubifragi o la siccità. Recentemente per la valutazione dei rischi è stato sviluppato un indice lo European Extreme Events Climate Index (E3CI) per gli eventi meteo estremi. L’indice oggi fornisce un supporto all’identificazione delle aree interessate da eventi meteo estremi e una misura della loro gravità.
I dati ci sono e anche l’indice c’è. Ma come comunicarlo? Come trasformarlo in uno strumento attivo? Il 18 gennaio 2023 si è tenuto un hackathon con questi obiettivi:
– aumentare la consapevolezza delle comunità locali nei confronti degli impatti degli eventi meteo-indotti;
– facilitare lo sviluppo di applicazioni in ambito Corporate Sustainability;
– supportare i decisori e le amministrazioni locali nella stima delle criticità e definizione delle strategie di adattamento più efficaci.
Questa iniziativa è stata promossa da IFAB, la Fondazione per lo sviluppo dei Big Data e l’Intelligenza Artificiale, con la partecipazione della Fondazione CMCC
In 48 ore, 21 partecipanti suddivisi in 7 gruppi hanno sviluppato altrettante idee per una comunicazione efficace da presentare finalmente con il cosiddetto “pitch” davanti a una giuria composta dalla sottoscritta, insieme a Marco Becca, Direttore IFAB; Marisa Parmigiani, Responsabile sostenibilità, Gruppo Unipol; Alessandra Mazzai, Comunicazione CMCC; Giovanni Pesce, European Climate Foundation; Sergio Carpano Neuschuler, Banca Europea di Investimenti/Climate Change Media Partnership; Francesco Raphael Frieri Direttore Generale alle Risorse, Europa, Innovazione e Istituzioni della Regione Emilia-Romagna.
Originalità e innovazione, sostenibilità tecnologica e fattibilità, impatto comunicativo e fruibilità, questi sono stati i criteri di valutazione per dei progetti, che spaziavano dalle espressioni più brillanti della data visualization nuda e cruda, alla costruzione di strumenti chiavi in mano per fornire informazioni complesse in modo semplice a chi ha la necessità di comunicare – in breve tempo – una notizia. Magari con l’ambizione – ormai rara – di approfondirla, la notizia.
Così ha vinto Calamity, l’idea di Esther Ferruccio, Luca Tonarelli e Nicola Flamigni. Il team ha pensato al mondo del giornalismo, costruendo un widget (piccola interfaccia grafica per l’utente, facilmente integrabile in un sito o una app, ricca di strumenti di interazione). Così qualsiasi testata impegnata nella comunicazione di un evento meteo-climatico potrebbe arricchire la notizia con dati rigorosi ed efficaci evidenziando anomalie e rischi correlati, in modo immediato.
Al secondo posto si piazza Xtremist, ovvero la creatività di Daniela Goffredo, Luca Famooss Paolini e Elia Ferraccioli, che hanno costruito una campagna per artisti dedicata alle città e al clima che cambia. Colori, impatto e territorialità, questi gli elementi emergenti di un modo di comunicare la scienza nuovo e brillante.
Al terzo posto Come sta l’Italia? di Cinzia Bongino e Federica Guerrini, chiare, precise, capaci. Hanno creato una dashboard tanto semplice, quanto approfondita. Con analisi incrociate tra dati climatici, densità di popolazione ed uso del suolo, facendo intuire come il rischio non dipenda solo dall’hazard (pericolo derivante dall’intensità di un fenomeno) ma anche dalla nostra esposizione e della nostra vulnerabilità. Bella l’idea di inserire, tra un dato e l’altro, il ricordo e l’esperienza personale. Un’arricchimento di rara utilità che ci ricorda quanta vita c’è nel clima in cui viviamo.
Tutte queste idee avevano i dati al centro, messi in risalto da sapienza e innovazione. Mi capita raramente ma – oggi – la strada che ci porta verso una riduzione del rischio mi è sembrata in discesa.