L’Italia è il Paese del Mediterraneo più colpito dalla grandine
Un nuovo studio del Cnr ha utilizzato anche dati satellitari per fornire una mappa globale degli eventi grandinigeni
Grandine resa più pericolosa dai cambiamenti climatici? Uno studio dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, pubblicato sulla rivista Eos, offre una visione più completa sulla distribuzione della grandine nel Mediterraneo, evidenziando come l’Italia sia il paese più esposto alle grandinate di maggiore intensità. Lo studio, grazie anche all’utilizzo dei dati forniti dai satelliti, ha portato, inoltre, allo sviluppo della prima mappa globale ad alta risoluzione degli eventi grandinigeni
Il Mediterraneo, come è ormai noto, è un hot-spot del cambiamento climatico. Uno dei luoghi del Pianeta, quindi, che maggiormente sta sperimentando gli effetti dell’aumento delle temperature causato dalle emissioni di gas climalteranti. La regione si sta infatti riscaldando del 20% più velocemente rispetto alla media globale con una tendenza verso condizioni più secche e un cambio dei regimi di precipitazione.
I dati storici documentano che dal 1980 circa le temperature nel bacino del Mediterraneo sono aumentate rispetto alla tendenza globale, con temperature medie oggi superiori di 1,4°C rispetto alla fine del XIX secolo. Un Mediterraneo più caldo significa anche maggiore energia per i fenomeni meteorologici più intensi, come nel caso di violenti temporali e anche grandine.
Grandine sempre più frequente e intensa
Un esempio di questa estremizzazione dei fenomeni meteo è la grandinata avvenuta il 26 luglio del 2021 in Italia, nella zona di Fidenza in Emilia-Romagna, quando i chicchi con un diametro superiore agli 8 centimetri distrussero raccolti e danneggiarono centinaia di automobili nell’autostrada A1 e infrastrutture.
Finalmente a casa (tutto intero) senza più un’auto ma con un baule di domande. #ClimateEmergency #GRANDINE #Fidenza pic.twitter.com/XhjDKCy5Yr
— Stefano (@yxzstefano) July 27, 2021
Una situazione simile avvenne il 1° agosto 2021 a Pordenone, con una convezione profonda molto rapida e localizzata che ha creato dannose grandinate con chicchi di 5-6 centimetri di diametro.
Le grandinate sono tipicamente eventi di breve durata e di limitata estensione spaziale, fattori che ne complicano notevolmente l’osservazione laddove non siano disponibili strumenti di misurazione a terra, come i radar.
“Abbiamo analizzato l’intera rete di sensori satellitari che fanno parte della missione spaziale internazionale Global Precipitation Measurements (GPM). Questo tipo di sensori consentono di utilizzare una vasta gamma di frequenze di sondaggio e hanno un’elevata copertura spaziale, offrendo notevoli potenzialità in termini di rilevamento e di indagine delle grandinate”, spiega Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio.
Secondo questa ricerca, l’Italia risulta essere il Paese dell’area mediterranea maggiormente colpito dagli eventi grandinigeni, trainando l’incremento delle precipitazioni nell’intero bacino. “I valori rilevati indicano che negli ultimi vent’anni il Mediterraneo si sta riscaldando il 20% più velocemente rispetto alla media globale, con la conseguente variazione dei regimi delle precipitazioni, che aumentano per intensità e frequenza.
Nonostante ci sia una grande variabilità tra un anno e l’altro, in tutta l’area si può notare un trend di aumento, pari al 30%, per quanto concerne le precipitazioni di grandine sia intense che estreme. In particolare, nella nostra Penisola si è raggiunto il numero medio più alto di questo tipo di precipitazioni, che si concentrano maggiormente nel nord durante l’estate, mentre crescono nel centro-sud tra la fine dell’estate e l’autunno”, prosegue il ricercatore del Cnr.