Rifiuti radioattivi: avviata procedura d’infrazione contro l’Italia
L’Italia subirà una procedura d’infrazione per i rifiuti radioattivi. La Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato, il secondo passaggio della procedura d’infrazione, all’Italia. La stessa procedura è stata inviata anche a Croazia, Estonia, Portogallo e Slovenia. La motivazione risiede nel fatto che i programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi non sono interamente conformi alla direttiva sul combustibile esaurito e sulla gestione di questa tipologia di scorie molto pericolose.
I rifiuti radioattivi devono essere messi in sicurezza per almeno 3 secoli: questo è il tempo necessario a far calare la radioattività delle scorie nucleari fino a valori trascurabili. Attualmente, in Italia ci sono già circa 33 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, e si stima che nei prossimi anni ne verranno prodotti altri 45 mila, scarti di settori come la medicina, la ricerca e l’industria.
Secondo la direttiva è necessaria una gestione responsabile e sicura del combustibile esaurito e dei residui radioattivi per garantire un elevato livello di sicurezza ed evitare di imporre oneri indebiti alle generazioni future. In particolare, impone agli Stati membri di elaborare e attuare programmi nazionali per la gestione di tutto il combustibile esaurito e dei residui radioattivi prodotti sul loro territorio, dalla produzione allo smaltimento.
Gli Stati membri interessati hanno ora due mesi di tempo per affrontare le carenze individuate dalla Commissione. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea.
Le mani della criminalità organizzata sulla gestione dei rifiuti radioattivi
La gestione e il traffico illecito dei rifiuti radioattivi è un settore sul quale la criminalità organizzata ha messo le mani da tempo. Legambiente ha reso noti numeri preoccupanti: dal 2015 al 2019, il lavoro svolto dall’Arma, ha portato alla denuncia di 29 persone, con 5 ordinanze di custodia cautelare, 38 sanzioni penali comminate e 15 sequestri. Numeri che vengono confermati anche dal Ministero delle Giustizia nel “Rapporto Ecomafia 2020“: dal 2015 – vale a dire l’anno in cui sono stati istituiti i delitti contro l’ambiente tra cui l’abbandono e il traffico di rifiuti radioattivi -, al 2019 i procedimenti penali avviati sono stati 25, di cui ben 14 contro ignoti, anche a causa delle cosiddette “sorgenti orfane” abbandonate tra i rifiuti e di cui non si riesce a tracciare l’origine, con 10 persone denunciate e un arresto.