Siccità drammatica in Sicilia: invasi al 25%
L'Isola sta affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche".
La Sicilia è la zona d’Europa dove la siccità raggiunge i livelli più estremi. La situazione è gravissima e
secondo quanto riferito dal Capo Dipartimento della Protezione civile in Sicilia Salvo Cocina all’Adnkronos “l’acqua negli invasi in Sicilia “sta lentamente diminuendo, man mano che si consuma e non piove”, al momento è “al 25 per cento del totale“. Ed entro la fine del mese di luglio la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, come da scenario elaborato. Ci sono territori in cui le reti idriche urbane perdono “anche il 50 per cento dell’acqua”
Per comprendere meglio la situazione basta vedere le condizioni del lago di Pozzillo, in provincia di Enna. Nel siccitoso 2021 al mese di luglio conteneva circa 6 milioni di metri cubi d’acqua. I dati al 27 maggio 2024 sono impietosi: nel bacino restavano soltanto 5,69 milioni di metri cubi e di questi solamente 690.000 metri cubi erano a disposizione degli utilizzatori.
Secondo quanto pubblicato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia al 27 maggio, dei 288,95 milioni di metri cubi allora trattenuti dalle 29 dighe dell’Isola, l’acqua realmente disponibile nei bacini (dalla capacità già ridotta dall’incuria per la grande presenza di sedime sui fondali) era poco più della metà (mln.mc.154,23 ), dovendo sottrarre, ad esempio, i volumi destinati alla sopravvivenza dell’ittiofauna, quelli di sicurezza dell’invaso e quelli destinati ad un’accelerata evaporazione; nel dettaglio, in 11 dei 29 grandi serbatoi siciliani, il volume utilizzabile oscillava tra 0 ed 1 milione di metri cubi, mentre in altri cinque era tra 1 e 2 milioni .
«Considerato che dal 27 maggio non ci sono state piogge significative sulla Sicilia – afferma Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è presumibile che l’acqua rimanente in oltre la metà dei bacini dell’Isola sia di fatto inutilizzabile. Al netto delle responsabilità della politica, incapace di rispondere adeguatamente all’incedere della crisi climatica, lo scenario, avvalorato dall’European Drought Observatory (E.D.O.), è di un allarme rosso per la grande aridità, anticipatrice della desertificazione, su oltre il 50% dei territori in Sicilia, Puglia e Basilicata, cui aggiungere zone costiere di Calabria e Sardegna, nonché zone localizzate lungo la dorsale appenninica e la fascia adriatica».
Siccità Sicilia: rischio desertificazione
“Entro il 2030, un terzo del territorio siciliano diventerà un deserto, paragonabile alle terre della Tunisia e della Libia”, ha dichiarato al Guardian Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica presso l’Università di Catania, sull’isola. “L’intera fascia che si affaccia sul Canale di Sicilia è destinata alla desertificazione. Gli antichi arabi che abitavano l’isola avevano escogitato con successo dei metodi per gestire l’acqua. Tuttavia, questi vecchi acquedotti non sono stati mantenuti o aggiornati. La Sicilia sta ora affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche”.
Tradizionalmente, l’acqua potabile dell’isola proviene dalle falde acquifere, strati rocciosi sotterranei saturi d’acqua, mentre l’acqua per l’agricoltura viene immagazzinata in grandi serbatoi costruiti dopo la seconda guerra mondiale. Entrambi i sistemi si basano su precipitazioni invernali sempre più scarse. Per tre decenni, la manutenzione essenziale della rete di irrigazione è stata trascurata, riducendo la capacità dei serbatoi dell’isola.