Capita di sentire parlare di temporale autorigenerante, ma cos’è e come si forma? Un temporale autorigenerante è un fenomeno temporalesco che si auto-alimenta a causa del contrasto tra due masse d’aria con caratteristiche termiche e igrometriche differenti: una caldo-umida presente alle basse quote e un’altra più fredda e secca alle quote superiori della troposfera.
In particolare, la convergenza al suolo delle due diverse masse d’aria e la loro divergenza alle alte quote troposferiche, mantiene attivo un intenso moto ascensionale all’interno del cumulonembo. Si tratta di un vero e proprio “risucchio” dell’aria, a velocità notevoli, anche superiori ai 50-70 Km/h, che favoriscono il raffreddamento dell’aria umida in ascesa e la successiva condensazione di grandi quantità di vapore acqueo, che vanno ad accrescere ulteriormente le dimensioni della cella temporalesca. Questo tipo di fenomeno è particolarmente pericoloso perché può persistere sulle stesse zone per molte ore, scaricando al suolo enormi quantità di pioggia. Fenomeni del genere sono stati la causa di alcune alluvioni “lampo” avvenute in passato in diverse aree del nostro Paese, in primis proprio a Genova.
Le cause dinamiche appena descritte sono più diffusamente riscontrabili in prossimità delle aree costiere: in questo caso la superficie marina costituisce un ottimo serbatoio di aria umida e sufficientemente calda e dove, in particolari situazioni meteorologiche, è facile ritrovare zone di convergenza dei venti al suolo che aiutano questa massa d’aria a salire. Ad aggravare la situazione e ad incrementare la fenomenologia possono essere anche un moto dell’aria “lento” alle quote medio-basse della troposfera, che tende a far stazionare il temporale in loco, e la presenza di ostacoli orografici (montagne) nei dintorni della cella temporalesca, che esaltano il sollevamento dell’aria umida e amplificano la persistenza delle precipitazioni stesse.