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Siamo a 430 giorni di siccità al Nord-Ovest: non c’è più spazio per la politica di emergenza

Il livello dei fiumi e laghi è preoccupante, un déjà-vu che ci riporta indietro a quanto successo nel 2022, ma con presupposti peggiori. Ma quello che sta succedendo non è eccezionale: è la nuova normalità. Serve una strategia e un intervento urgente

Sono ormai trascorsi 430 giorni di grave siccità per il Nord-Ovest: da inizio dicembre 2021 ad oggi le piogge hanno spesso saltato le regioni nord-occidentali, lasciandole a bocca asciutta. Gli effetti sono visibili: la vegetazione appare secca, e fiumi e laghi tutti al di sotto dei livelli normali. La poca neve caduta sulle Alpi, inoltre, non ci permette di restare tranquilli.

Siamo alle prese con un episodio eccezionale? No. Questa è la “nuova normalità”, il “nuovo clima” a cui dobbiamo adattarci. La politica dell’emergenza può mettere la toppa una o due volte. Quando il problema diventa sistematico bisogna agire alla radice, con largo anticipo, e arrivare all’estate con un piano d’attacco strategico per non arrivare sempre con l’acqua alla gola.

Superati i 430 giorni di siccità al Nord-Ovest: la situazione

Nonostante il bilancio appena positivo delle piogge di gennaio nel Nord-Ovest, ci sono grandi differenze tra zona e zona: i settori più a ovest infatti chiudono il mese abbondantemente in negativo. Parliamo innanzitutto di Torino, che ha ricevuto il 65% della pioggia in meno rispetto al normale, o della zona di Milano Malpensa che ne ha ricevuta il 52% in meno, o di Genova che chiude il mese con un -11% sui valori normali. Più a est la situazione è stata decisamente diversa: Brescia ha ricevuto il +130% della pioggia normale, Bergamo il +38% e Milano Linate il +51%.

La mancanza di precipitazioni si traduce in un livello di fiumi e laghi davvero ridotto. Il Lago di Garda ha uno riempimento del 35% ed è a 13 centimetri dal record minimo del periodo (che risale al 1989). L’Isola dei Conigli (Isola di San Biagio), di solito raggiungibile solo a nuoto o in barca, è ora accessibile a piedi, percorrendo una sottile lingua di terra lunga 200 metri che la collega alla terraferma. Il Lago di Como ha una percentuale di riempimento pari al 20% e un livello di -5,8 cm: sebbene lontano dal record minimo è un valore di circa 20 cm al di sotto dei livelli normali. Il Lago Maggiore è cresciuto rispetto ad inizio anno, ma il livello è comunque sotto la norma, con uno riempimento del 38%.

Il Fiume Po a Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione del più grande fiume italiano è rappresentativa delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione.

Nonostante quindi le piogge arrivate, il bilancio complessivo per l’ultimo periodo è negativo per il Nord-Ovest. Inoltre le scarse precipitazioni nevose sulle Alpi aggiungono una ulteriore preoccupazione per la disponibilità d’acqua in vista della prossima stagione calda.

Sul fronte delle previsioni, inoltre, ancora nessuna pioggia in vista: l’ennesima fase calda e secca che si è aperta in questi giorni sta infatti ulteriormente aggravando la situazione.

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Il Nord-Ovest dal satellite NASA

Siccità, una sfida costante per il Nord-Ovest: riusciremo a fare meglio del 2022?

L’anno scorso abbiamo sperato a lungo nelle piogge primaverili, che – come sappiamo – non sono mai arrivate. Con oltre 400 giorni di siccità sulle spalle, le amministrazioni locali e il governo dovrebbero iniziare già ora ad attuare strategie di risparmio, riutilizzo e accumulo efficaci per poterci garantire acqua quando più ne avremo bisogno, durante l’estate.

Sappiamo benissimo quali rischi corriamo: durante la stagione estiva, specie in corrispondenza di ondate di caldo intense, aumenterà la domanda irrigua e allo stesso tempo vedremo una riduzione della disponibilità idrica. Esattamente come l’anno scorso, potremmo ritrovarci ad assistere all’intrusione del cuneo salino causato dall’effetto combinato della minore disponibilità idrica e innalzamento del livello del mare. Potremo ancora trovarci alle prese con un aumento della competizione tra vari utilizzi idrici, o tra regioni.

Serve un intervento urgente: non possiamo andare avanti facendo la danza della pioggia. Dobbiamo adeguare le infrastrutture a questo nuovo clima, fatto di lunghi periodi di siccità e alluvioni lampo, di ghiacciai in ritirata e nevicate sempre più rare.

Lago di Garda dal satellite NASA
Lago di Garda dal satellite NASA

Lo stato di emergenza per siccità, durato fino al 31 dicembre 2022 per le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto, era volto a fronteggiare la situazione, con mezzi e poteri straordinari, quindi con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche.

Ma non possiamo basarci ancora sulla politica dell’emergenza. Le perdite del nostro sistema idrico corrispondono ancora al 36,2% (Istat 2020). In alcuni capoluoghi la perdita è addirittura superiore, con punte che sfiorano il 70%. Inaccettabile. Serve una strategia chiara e un intervento urgente per evitare di trovarci ogni anno al punto di partenza. Oltre al rinnovamento della rete, serve un aumento della capacità di stoccaggio, ammodernando gli invasi esistenti e realizzandone nuove a livello territoriale e aziendale. Servono dissalatori. Serve una nuova consapevolezza d’uso, non solo per i singoli cittadini, ma anche per il settore agricolo e industriale.

L’area del Mediterraneo è una delle più fragili rispetto al cambiamento climatico. Gli scienziati hanno lanciato l’allarme tempo fa. Quello che sta succedendo non è eccezionale: è la nuova normalità. Nel nostro prossimo futuro rientreranno con frequenza e intensità sempre maggiore periodi di siccità come questi, così come eventi estremi, nubifragi, ondate di caldo intense e una progressiva riduzione della disponibilità idrica. Questo è il nuovo clima. Servono strategie di adattamento adeguate.

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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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