Coronavirus e rifiuti: cosa sta cambiando in Italia con la pandemia
Mentre la produzione di rifiuti urbani è diminuita in modo sensibile con l'emergenza Coronavirus, quella dei rifiuti sanitari è raddoppiata
La Commissione Ecomafie ha approvato all’unanimità la relazione che fotografa l’impatto del Coronavirus sulla filiera del settore rifiuti.
Con lo stop imposto dal Coronavirus è crollata la produzione dei rifiuti urbani
Dal rapporto Emergenza epidemiologica Covid-19 e ciclo dei rifiuti emerge che durante l’emergenza Coronavirus la produzione dei rifiuti urbani è diminuita in modo estremamente sensibile: i dati dell’Ispra confermano che, tra marzo e aprile 2020, i rifiuti urbani sono diminuiti di circa il 10%. Di questo passo, osservano i ricercatori, per la fine della pandemia si potrebbero raggiungere i livelli di 20 anni fa (poco meno di 29 milioni di tonnellate).
«Nella fase di applicazione delle più stringenti misure di contenimento – spiega la commissione bicamerale – si sono osservati una decisa contrazione nella produzione dei rifiuti speciali di origine industriale e un aumento dei rifiuti domestici e del rifiuto organico. Nel complesso, i rifiuti urbani sono diminuiti per effetto della forte riduzione» di quelli provenienti da commercio, turismo e terziario.
Ma i rifiuti sanitari sono più che raddoppiati
Il rovescio della medaglia appare evidente con l’analisi dei dati relativi alla produzione dei rifiuti sanitari. Anche se è ancora presto per valutare in modo esaustivo l’impatto del Coronavirus sulla loro produzione, infatti, è possibile stimare che questa sia almeno raddoppiata.
Il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli ha confermato che «in questi mesi si è assistito anche a un aumento di particolari rifiuti come guanti, mascherine, stoviglie e imballaggi monouso». Ha affermato anche che, «adesso che la fase più acuta dell’emergenza è alle spalle, è necessario usare in maniera più razionale questi prodotti, puntando anche sulla sensibilizzazione di cittadini e imprese».
«Nella vita quotidiana, infatti – ha sottolineato Vignaroli -, l’uso dei guanti non garantisce maggiore sicurezza e le mascherine di comunità riutilizzabili consentono una protezione adeguata. Nei locali pubblici, le stoviglie usa e getta non garantiscono più sicurezza e sono quindi da evitare in favore di quelle riutilizzabili».
Il video mostra la conferenza stampa in cui è stata presentata la relazione: si è tenuta a Roma l’8 luglio.
A questo link è possibile consultare la versione integrale della redazione, pubblicata dalla Camera dei Deputati.