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Costa Concordia, a 10 anni dal naufragio prosegue il monitoraggio ambientale

Il 13 gennaio 2012 la Costa Concordia si inabissava davanti all'isola del Giglio: una tragedia evitabile che è costata la vita a 33 persone e ha avuto conseguenze gravi anche per l'ambiente

Il 13 gennaio 2022 ricorre il decennale del naufragio della nave da crociera Costa Concordia. 
Mentre passando davanti all’isola del Giglio eseguiva l’inchino, avvicinandosi alla terraferma, la Costa Concordia urtò gli scogli alle 21.45 del 13 gennaio 2012.

Un gigante lungo 290,2 metri e con il peso di decine di migliaia di tonnellate si arenò in una delle zone più belle del Parco delle Isole Toscane, restandoci per anni.

L’impatto ebbe conseguenze drammatiche: 157 feriti, 32 morti. Al bilancio delle vittime si unirà nel 2014 anche Israel Franco Moreno, un sommozzatore spagnolo rimasto incastrato tra le lamiere della nave mentre era impegnato nei lavori di rimozione.

Una tragedia evitabile che ha colpito anche l’ambiente, e in particolare il fondale marino, sia per la presenza del relitto che per le attività necessarie a rimuoverlo e allontanarlo. Oltre ai risarcimenti delle parti civili, al comune di Isola del Giglio venne riconosciuto anche il risarcimento del danno ambientale finalizzato al ripristino dei fondali marini.

Dopo il naufragio della Costa Concordia è stato immediatamente avviato il monitoraggio ambientale che prosegue ancora oggi, a dieci anni di distanza: dopo la conclusione delle attività di ripristino ambientale del tratto di fondale interessato, nel marzo 2019 ha avuto inizio l’ultima fase progettuale che consiste nel recupero ambientale delle biocenosi di fondale danneggiate dall’incidente.

Come ha spiegato in una nota il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il recupero ambientale prevede azioni di reimpianto di esemplari della fanerogama marina Posidonia oceanica e di organismi appartenenti alla biocenosi del coralligeno. Tali operazioni sono condotte dal Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed ecologia applicata (CIBM), individuato da Costa Crociere quale referente tecnico-scientifico del “Piano di recupero ambientale e di monitoraggio a lungo termine”, mentre ARPAT e ISPRA sono le Istituzioni scientifiche pubbliche incaricate di effettuare il controllo e il monitoraggio ambientale delle attività svolte nel corso della fase dedicata al recupero ambientale delle biocenosi di fondale danneggiate dal naufragio della Costa Concordia.

Le attività di controllo e monitoraggio prevedono specifiche immersioni di squadre di operatori scientifici subacquei di ARPAT e ISPRA. Per valutare lo stato di qualità dei popolamenti del coralligeno, di Posidonia oceanica e degli habitat rocciosi in relazione alla potenziale presenza di specie macroalgali aliene, si prevedono controlli sia sui popolamenti impattati all’interno dei cantiere (impatto del relitto, cantiere di rimozione del relitto, cantiere di ripristino dei fondali) sia sui popolamenti naturali all’esterno del cantiere (siti di controllo).

L’ISPRA ha fatto sapere che gli interventi di restauro finora attuati hanno avuto «un successo superiore alle attese». «Rimosse le cause della perdita di posidonia, i trapianti effettuati nel 2016 hanno dimostrato un raddoppio del numero di fasci trapiantati, così come quelli effettuati dal 2019 sembrano avere un esito simile. Analogamente per le gorgonie, gli elevati tassi di sopravvivenza e di guarigione hanno fatto sì che alcune pareti rocciose abbiano riacquistato la loro originale tridimensionalità e si stiano avvicinando alla loro condizione naturale».

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