Crisi climatica, l’Italia rischia fino a 18 miliardi di danni per le infrastrutture entro il 2050. Giovannini: “lo Stato non farà tutto, serve un cambiamento culturale”
«La crisi climatica è già con noi e impone cambiamenti molto importanti». Con queste parole il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini ha aperto, venerdì 4 febbraio, la presentazione dei rapporti delle Commissioni di studio sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture e i sistemi di mobilità e sulla finanza per le infrastrutture sostenibili.
Il discorso del ministro ha acceso i riflettori su alcuni punti chiave emersi dal lavoro delle commissioni. Il tema principale è naturalmente la necessità di affrontare subito la crisi climatica mettendo in atto le misure e le trasformazioni che tipicamente vengono identificate con l’etichetta di transizione ecologica, e serve farlo in fretta: «il tempo che abbiamo davanti – avverte Giovannini – è estremamente limitato». Ma lo Stato, sebbene giochi ovviamente un ruolo fondamentale, non può fare tutto da solo: «c’è bisogno di mobilitare anche il sistema privato – ha detto il Ministro -, sempre più attento e sempre più impegnato: servono nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato».
Nei rapporti presentati oggi, le Commissioni di studio istituite dal Ministro hanno evidenziato le misure necessarie per mitigare gli effetti della crisi climatica sulla mobilità e le infrastrutture, così da aumentarne la resilienza e la sostenibilità, utilizzando anche strumenti finanziari innovativi per coinvolgere i capitali privati nella transizione ecologica e la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Il loro lavoro è stato guidato dal professor Carlo Carraro, Rettore Emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e vicepresidente del Working Group III dell’IPCC, e Fabio Pammolli, professore ordinario di Economia e Management al Politecnico di Milano, che sono intervenuti personalmente per presentare i risultati.
Crisi climatica tra rischi e opportunità
Come ha sottolineato Giovannini i rapporti «mostrano non solo i rischi che corre l’Italia a causa della crisi climatica, ma anche le opportunità esistenti per operare, insieme al settore privato, scelte in grado di mitigarne gli effetti sui sistemi ferroviari, idrici, stradali, portuali, urbani da cui dipende il nostro sistema socioeconomico, adattandoli alle nuove condizioni climatiche e beneficiando delle nuove tecnologie». Serve un cambio di paradigma verso uno sviluppo sostenibile, ha avvertito il Ministro, che non è più rinviabile.
Il Rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”, presentato dal professor Carraro, illustra gli impatti attuali e futuri della crisi climatica sulle infrastrutture e i sistemi di trasporto nazionali e locali, fornendo indicazioni precise sulle strategie da adottare per ridurre i rischi, mitigare l’effetto delle attività economiche sulle emissioni di gas climalteranti, adattare il sistema infrastrutturale alle nuove condizioni climatiche, con un approfondito dettaglio territoriale.
Gli impatti negativi dei cambiamenti climatici si stanno già manifestando in modo differenziato nelle diverse regioni italiane, con un aumento considerevole di eventi estremi (alluvioni, siccità, bombe d’acqua e di calore, ecc.) che mettono a rischio i sistemi infrastrutturali e di trasporto, e determineranno forti disuguaglianze economiche e sociali tra le diverse aree del Paese.
Come ha evidenziato Carraro, il mondo delle infrastrutture e della mobilità è allo stesso tempo vittima e carnefice della crisi climatica: se da un lato infatti rappresenta una delle realtà che hanno un impatto più significativo sull’aumento delle temperature, allo stesso tempo è anche uno dei settori che ne subiscono gli effetti più disastrosi. E se non cambiamo rotta le cose andranno sempre peggio: solo i danni alle infrastrutture, avvertono gli esperti, potrebbero costare all’Italia tra gli 11,5 miliardi e i 18 miliardi al 2050. Gravi le conseguenze anche per gli altri settori, dal turismo all’agricoltura passando anche per il commercio.
Dobbiamo intervenire, e dobbiamo farlo subito: la crisi climatica «è già arrivata – avverte il professor Carraro -, e sta accentuando i suoi impatti molto rapidamente». Le misure per affrontarla devono seguire due binari paralleli: uno è quello della mitigazione, che identifica tutte le azioni intraprese per ridurre le emissioni e le concentrazioni dei gas serra responsabili dell’aumento delle temperature, l’altro è quello dell’adattamento, un’etichetta che racchiude quelle misure volte a far fronte agli effetti della crisi climatica ormai inevitabili, presenti e futuri, e ad aumentare la nostra resilienza.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, quello della decarbonizzazione, il rapporto raccomanda diversi interventi strutturali di mitigazione delle emissioni inquinanti, soprattutto nei sistemi di trasporto di persone e merci, per favorire uno spostamento verso il trasporto sostenibile e migliorare l’efficienza energetica dei veicoli. Ruoli centrali in questa trasformazione avranno lo sviluppo del sistema ferroviario, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, i sistemi informatici di comunicazione.
Gli investimenti dovranno quindi essere indirizzati verso l’estensione delle metropolitane e delle reti tranviarie, l’ampliamento dell’Alta velocità, il miglioramento delle reti ferroviarie regionali, il potenziamento del trasporto pubblico locale a basse emissioni, la realizzazione di piste ciclabili nelle città, lo sviluppo della rete di ricariche elettriche. Le politiche per agevolare la transizione ecologica dovranno puntare a disincentivare l’uso dei mezzi inquinanti e incentivare, attraverso sussidi o politiche fiscali, una mobilità sostenibile, ad esempio con una differenziazione delle tariffe dei servizi di trasporto sulla base delle emissioni, il rafforzamento del green public procurement e la parziale detassazione degli investimenti sostenibili certificati.
La mitigazione è fondamentale, ma da sola non è sufficiente: «la decarbonizzazione ha tempi lunghi», spiega Carraro: anche se azzerassimo le emissioni nette entro il 2050 la permanenza dei gas serra nell’atmosfera continuerà a produrre effetti. Anche l’impatto sull’economia è inevitabile: «anche nel migliore dei casi, contenendo il riscaldamento globale sotto i 2°C, il cambiamento climatico avrebbe degli impatti sull’Italia e sulla sua economia, costando diversi miliardi».
Passare all’azione e mettere in atto le misure raccomandate dagli esperti è necessario e urgente anche per favorire la crescita economica.
Le misure di mitigazione e adattamento proposte dalla Commissione guidata dal prof. Carraro sono basate su innovazioni di tipo strutturale e tecnologico (ad esempio, in tema di gestione dei sistemi di drenaggio, di copertura stradale con asfalto drenante, ecc.), sui benefici forniti da una maggiore cura degli ecosistemi (ad esempio, riqualificazione idro-morfologica degli alvei fluviali, potenziamento del verde per la riduzione del calore in ambito urbano, ecc.), o su investimenti nella conoscenza, attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati, modelli e previsioni per valutare i rischi e migliorare le politiche. Quanto alle infrastrutture per la logistica, il Rapporto suggerisce lo sviluppo di sistemi di distribuzione resilienti agli imprevisti legati alla crisi climatica puntando sulla sicurezza dell’approvvigionamento piuttosto che sulla tempestività.
Il professor Carlo Carraro mostra i costi e i benefici di resilienza e adattamento
Pubblico e privato insieme contro la crisi climatica. Giovannini: «serve un cambiamento culturale»
Per passare all’azione lo Stato non basta. «La finanza pubblica non potrà fare tutto», ha detto il Ministro Giovannini sottolineando la necessità di una «visione integrata delle politiche per trasformare il nostro paese nel senso della sostenibilità». E questa visione integrata «richiede un cambiamento culturale».
Il lavoro svolto dalla commissione che ha analizzato gli schemi di finanziamento delle opere, ha detto Giovannini, segnala «innovativi modelli di partenariato pubblico-privato in grado di orientare a tali finalità la crescente attenzione degli investitori nazionali e internazionali ai temi legati alla sostenibilità».
Il Rapporto “Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità” illustra proposte per il coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione, manutenzione e gestione di opere pubbliche e in interventi che mirino alla sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica, individuando nel Partenariato Pubblico-Privato (PPP) un importante modello di finanziamento. In particolare, la Commissione guidata dal professor Pammolli individua strumenti finanziari e modelli di investimento in grado di stimolare iniziative capaci di generare un ritorno economico e, allo stesso tempo, contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese e all’inclusione sociale. Nel Rapporto si raccomanda anche di adottare un sistema di misurazione dell’impatto sociale e ambientale delle opere pubbliche, a partire da quelle del Pnrr.
Tra gli strumenti finanziari da utilizzare vengono indicati i social bonds, che ancorano parte del capitale raccolto a iniziative di rilevanza pubblica e sociale, i social impact bond, per integrare capitali pubblici e privati orientandoli al conseguimento di ritorni in termini economici e sociali, soprattutto in aree svantaggiate, e gli outcome fund basati sul meccanismo ‘pay-by-result’, per mobilitare capitale privato da destinare a servizi di welfare. La ‘struttura di misurazione’ dei progetti d’investimento dovrebbe poi assicurare la partecipazione delle comunità locali al monitoraggio delle infrastrutture e l’individuazione ex-ante di particolari esigenze verso le quali indirizzare gli interventi.
Il Rapporto segnala anche le opportunità per combinare le risorse del Pnrr con altre misure di finanza pubblica e con il risparmio privato, aumentando la leva finanziaria del Piano e allo stesso tempo attenuare l’impatto sulle banche di esposizioni crescenti. Inoltre, per rendere più veloce ed efficiente il ciclo di spesa, la Commissione propone interventi nell’ambito delle garanzie, dello smobilizzo dei crediti e nel coinvolgimento degli investitori istituzionali. Infine, per coordinare gli investimenti anche in vista di una loro forte ripresa nella fase post-Covid, il Rapporto propone la costituzione di una ‘Cabina di Consegna’ insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze e a Cassa Depositi e Prestiti. Questa dovrebbe valutare gli investimenti infrastrutturali, progettare gli strumenti finanziari più idonei per la loro realizzazione e svolgere attività di supporto alle stazioni appaltanti nella fase istruttoria, preparatoria e di attuazione dei progetti, oltre che per il loro monitoraggio. I vantaggi sarebbero, tra gli altri: la riduzione della duplicazione di procedure amministrative e legali; il monitoraggio della trasmissione degli investimenti pubblici e privati sui territori; l’elaborazione di schemi di bondistica e di garanzie in linea con le necessità dei singoli progetti; la predisposizione di attività di formazione per gli amministratori locali.
I rapporti presentati dal Ministero:
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