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Grave crisi idrica in Basilicata: un’emergenza complessa tra inquinamento, cattiva gestione e cambiamenti climatici

La Basilicata sta affrontando una crisi idrica tra le più gravi della sua storia recente, una situazione che mette in evidenza problemi strutturali, ambientali e gestionali. Con 29 comuni colpiti, tra cui Potenza, e oltre 140.000 cittadini coinvolti, questa emergenza non solo ha messo in crisi l’accesso a un bene essenziale, ma ha anche sollevato interrogativi su come le risorse idriche siano gestite nella regione.

Il ricorso all’acqua del fiume Basento

Per far fronte alla carenza d’acqua, la regione ha deciso di utilizzare l’acqua del fiume Basento, storicamente noto per il suo inquinamento. Dopo essere stata trattata nel potabilizzatore di Masseria Romaniello, l’acqua è stata immessa nella rete idrica che serve i comuni lucani. Nonostante le analisi condotte dall’Arpa Basilicata, Acquedotto Lucano e, successivamente, dall’Arpa Puglia abbiano certificato la potabilità, i cittadini hanno espresso forti preoccupazioni.

Le segnalazioni di acqua dal colore marrone proveniente dai rubinetti e la consapevolezza dell’inquinamento storico del Basento hanno alimentato un clima di sfiducia. Sebbene l’Arpa Puglia abbia confermato che l’acqua rispetta i parametri normativi, la percezione pubblica rimane negativa, soprattutto a causa delle tempistiche lunghe per ottenere una certificazione definitiva.

Problemi strutturali: rete idrica e folle dispersione

Un fattore aggravante della crisi è l’inefficienza della rete idrica lucana.
Secondo dati ufficiali, oltre il 62% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa a causa di infrastrutture obsolete e scarsamente manutenute. Questo tasso di dispersione, il più alto d’Italia, non solo compromette la disponibilità d’acqua, ma aumenta i costi e aggrava l’impatto dell’emergenza.

Le critiche si concentrano anche sulla gestione della diga del Camastra, il principale serbatoio idrico della regione. La struttura, ormai prosciugata, richiederebbe interventi urgenti di manutenzione, tra cui la pulizia dei detriti, lo sfangamento e la sistemazione delle paratoie. La mancata attuazione di queste opere ha ridotto drasticamente la capacità della diga, complicando ulteriormente la gestione delle risorse idriche.

Cambiamenti climatici e gravi responsabilità gestionali

La crisi idrica in Basilicata è anche un riflesso delle dinamiche globali legate ai cambiamenti climatici. La regione ha registrato una drastica riduzione delle precipitazioni negli ultimi anni, un fenomeno aggravato dall’aumento delle temperature e da eventi meteorologici estremi.
Tuttavia, come sottolineato da esperti, la scarsità di piogge è solo uno dei fattori: una gestione inefficace delle risorse idriche ha impedito di affrontare in modo adeguato una crisi che era prevedibile.

Anche l’estrazione di combustibili fossili ha contribuito al problema. Molta dell’acqua della regione viene utilizzata per sostenere complesse attività industriali, in particolare l’estrazione di petrolio e gas, aggravando l’impatto ambientale e riducendo le risorse disponibili per usi domestici e agricoli.

Indagini in corso e accuse di cattiva gestione

La Procura di Potenza, insieme ai carabinieri del NAS e ad altri enti, ha avviato indagini per accertare eventuali responsabilità nella gestione della crisi idrica in Basilicata. I controlli si concentrano sulla decisione di utilizzare l’acqua del Basento e sulla mancata manutenzione delle infrastrutture idriche. Inoltre, si ipotizza un possibile danno erariale legato alla gestione inefficiente delle risorse e agli interventi tardivi o inadeguati.

Secondo quanto riportato dalla CGIL, gli investimenti per migliorare la rete idrica e ripristinare la piena funzionalità della diga sono stati insufficienti. L’organizzazione sindacale sottolinea come i cittadini lucani siano stati costretti a pagare per un servizio che, di fatto, non garantisce l’accesso adeguato all’acqua.

Un futuro incerto

La crisi idrica in Basilicata è il risultato di una combinazione di fattori naturali, gestionali e infrastrutturali. Le azioni finora intraprese, come l’uso dell’acqua del Basento e i razionamenti, rappresentano soluzioni temporanee che non risolvono le cause profonde del problema.

Senza interventi strutturali e una pianificazione a lungo termine, la regione rischia di affrontare crisi sempre più frequenti. La Basilicata, un tempo terra ricca di acqua, potrebbe diventare un simbolo della cattiva gestione delle risorse idriche, con conseguenze disastrose per la popolazione e l’ambiente.

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