Frane e alluvioni costano all’Italia quasi 3 miliardi di euro all’anno
«Sono le persone comuni a subire le conseguenze più pesanti della crisi climatica», denuncia Greenpeace
Mentre alla COP29 di Baku i grandi del pianeta discutono su quanti soldi stanziare nel contrasto alla crisi climatica, la crisi climatica ci presenta un conto sempre più salato.
Solo frane e alluvioni, stima Greenpeace, costano all’Italia quasi 3 miliardi di euro all’anno. Una cifra esorbitante a cui si somma la gravità dei rischi legati alla nostra stessa sopravvivenza che, come ci ha dolorosamente ricordato anche la cronaca recente, troppo spesso è messa a rischio da fenomeni meteorologi estremi.
A fare luce sui costi è il nuovo rapporto di Greenpeace Italia, Quanto costa all’Italia la crisi climatica?, che denuncia: tra il 2013 e il 2020 i danni causati da frane e alluvioni hanno raggiunto i 22,6 miliardi di euro, con una media annuale di circa 2,8 miliardi di euro.
L’analisi si è basata sui dati forniti da ISPRA, ed evidenzia che praticamente tutti i comuni italiani – il 93,9% – comprende aree a rischio idrogeologico. In totale, 1,3 milioni di abitanti vivono in zone vulnerabili alle frane, mentre 6,8 milioni sono esposti al pericolo di alluvioni.
Alcune regioni sono particolarmente colpite da fenomeni di questo tipo, resi sempre più probabili e intensi dalla crisi climatica: quelle che hanno subito più danni nel periodo analizzato da Greenpeace sono Emilia Romagna, Veneto, Campania, Toscana e Liguria.
«La nostra analisi dimostra che sono le persone comuni a subire le conseguenze più pesanti della crisi climatica, talvolta con la vita o con la perdita di persone care, ma anche con la perdita di case, ricordi, legami con la propria terra e con danni economici tali da compromettere qualsiasi prospettiva futura», commenta Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia.
«A pagare il prezzo della crisi climatica dovrebbero invece essere i veri responsabili: il governo italiano, che fa di tutto per ostacolare la transizione ecologica di cui abbiamo urgente bisogno, e le grandi aziende del petrolio e del gas, come ENI, che continuano ad alimentare il disastro climatico con le loro emissioni fuori controllo».
Ad azioni insufficienti a contrastare la crisi climatica, si somma l’inadeguatezza dei fondi pubblici stanziati per far fronte ai fenomeni che questa contribuisce a rendere sempre più intensi e pericolosi. Per affrontare le frane e le alluvioni, denuncia Greenpeace, dal 2013 al 2020 sono stati trasferiti alle Regioni solo 2,3 miliardi di euro, pari al 10% delle perdite economiche. Anche sommando il contributo del Fondo di Solidarietà Europeo, si arriva a malapena a 2,8 miliardi di euro in otto anni, una cifra lontana dal risanare i territori colpiti.
Il report di Greenpeace può essere consultato integralmente a questo link.
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