Maltempo Calabria, le cause dell’eccezionalità dell’evento
Una serie di circostanze concomitanti hanno reso straordinaria una classica depressione mediterranea, con effetti devastanti soprattutto sulla regione Calabria
La situazione sta finalmente migliorando nel nord della Calabria dopo la pesante alluvione che ha colpito la provincia di Crotone tra il 21 e il 22 novembre. Un evento eccezionale se si considera che in alcune località in 48 ore è caduta una quantità di pioggia superiore a quella che mediamente dovrebbe cadere nell’arco di un anno. Impressionante è la pioggia caduta a Cirò Marina, località a nord di Crotone: i pluviometri della rete di osservazione di MeteoNetwork hanno registrato in totale 474 l/m2 a fronte di una media annua che si aggira intorno ai 700 l/m2. Facendo due conti si scopre che in soli due giorni sono caduti i 2/3 della pioggia di un intero anno. La pluviometria registrata tra sabato e domenica è da record anche in molte altre località del nordest della Calabria: a Cirò Superiore sono caduti 395 l/m2, a Crucoli 367 l/m2, a Crotone 350 l/m2.
Tutto è iniziato quando nella notte tra giovedì 19 e venerdì 20 novembre una perturbazione proveniente dal Nord Atlantico (la n. 4 di novembre) ha raggiunto l’Italia centro-settentrionale. Il contrasto termico tra le acque del Mediterraneo ancora relativamente calde e la prima irruzione di aria fredda della stagione che accompagnava il fronte perturbato ha favorito nelle ore immediatamente successive la formazione di un vortice ciclonico nel Tirreno settentrionale. Nel corso della giornata di venerdì il minimo depressionario è scivolato rapidamente verso sud, all’alba di sabato aveva già raggiunto il Canale di Sicilia. La situazione nel nord della Calabria è sensibilmente peggiorata proprio nella notte tra venerdì e sabato. La pressione atmosferica nel centro del ciclone non è mai scesa sotto i 1010 hPa, un valore assolutamente nella norma per le depressioni mediterranee.
Ma perché allora un centro di bassa pressione, come se ne formano tanti sui mari intorno alla nostra penisola, è stato così devastante?
A determinare la fase di estremo maltempo è stata invece la sua straordinaria stazionarietà: per circa 40 ore fino, alla serata di domenica, l’occhio ciclone è rimasto pressoché fermo nella sua posizione. Si veda a confronto la posizione alle ore 12 di sabato (prima immagine) con la posizione allo ore 20 di domenica (seconda immagine).
Questa situazione ha fatto si che le piogge diventassero insistenti sulla stessa area geografica e a tratti molto intense, con nubifragi e temporali persistenti. Di seguito la mappa dei fulmini osservati nella prima fase del maltempo.
L’attivazione di fenomeni di forte intensità è da ricercare nella linea di convergenza che si è venuta a creare sullo Ionio settentrionale, fino alle coste della Calabria, tra i venti da nordest di Grecale e gli umidi venti da sudest di Scirocco. Convergenza che è proseguita per molte ore.
Lo scontro ha generato intense correnti verticali verso l’alto, all’origine delle imponenti nubi temporalesche che si sono osservate in tutta l’area interessata dal maltempo. Il sollevamento verso l’alto delle umide correnti sciroccali è stato amplificato dall’orografia del territorio: i venti provenienti dai quadranti orientali sbattendo contro la barriera appenninica hanno originato il fenomeno dello Stau che ha incrementato ulteriormente la piovosità. La causa di queste correnti orientali (Grecale e Scirocco) è ovviamente Il vortice ciclonico presente nel Canale di Sicilia. Ma come se non bastasse, nella prima fase del maltempo, quella che ha portato all’alluvione di Crotone, un secondo minimo depressionario si è formato questa volta nello Ionio in prossimità delle coste meridionali della Calabria.
Questo secondo vortice ciclonico, dissoltosi poi nelle ore successive, ha ulteriormente intensificato i venti di Scirocco che hanno raggiunto raffiche fino a 60-70 km/h.
Insomma una serie di circostanze concomitanti hanno reso straordinaria una classica depressione mediterranea.