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Piante mediterranee, in Italia è nata la prima banca dati per la germinazione dei semi

L'obiettivo è conservare la biodiversità di questo fragile hotspot di biodiversità

È nato MedGermDB, la prima banca dati che raccoglie le informazioni sulle condizioni sperimentali per far germinare i semi di oltre 300 piante mediterranee. Il lavoro, coordinato dall’Università di Pisa, ha come obiettivo la conservazione di questo fragile ma prezioso hotspot di biodiversità.

«Questo strumento ci consente di predire la germinazione di piante nel bacino Mediterraneo», racconta Angelino Carta, professore di Botanica sistematica nel dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. «La sua creazione è un passo fondamentale per comprendere il rischio di estinzione delle specie native e per prevenire gli inconvenienti che possono derivare dalla perdita di questo capitale naturale».

Le informazioni raccolte nella banca dati riguardano oltre 4.500 esperimenti di germinazione, in parte ricavati da un’analisi sistematica della letteratura esistente, in parte frutto di esperimenti ad hoc condotti dal gruppo di Pisa. A livello generale, la germinazione delle piante mediterranee è favorita da temperature fresche e da un periodo di post-maturazione in ambiente secco prima della germinazione.

Il database è consultabile liberamente mediante un’applicazione che consente di visualizzare le informazioni disponili per ogni specie. «In questi mesi stiamo calibrando i modelli per predire la rigenerazione delle piante da seme in uno scenario di cambiamenti climatici e identificare quelle più adatte al restauro di ecosistemi mediterranei», spiega Diana Cruz, dottoranda presso il Dipartimento di Biologia che ha seguito tutte le fasi del lavoro. Lo studio su MedGermDB è stato pubblicato sulla rivista Applied Vegetation Science.

piante mediterranee sardegna

Il Mediterraneo è tra le zone più minacciate dai cambiamenti climatici

Il Mediterraneo è considerato un hotspot del cambiamento climatico per diversi motivi, derivanti dalla sua particolare conformazione geografica e dalle sue dinamiche climatiche complesse. Un “hotspot” è una zona particolarmente sensibile e vulnerabile agli effetti della crisi climatica, dove l’impatto è più evidente e rapido rispetto ad altre aree del mondo.

Tra le ragioni principali c’è la sua geografia: il Mediterraneo è una regione chiusa tra tre continenti (Europa, Asia e Africa) con un mare relativamente piccolo e poco profondo. Questa configurazione fa sì che le condizioni climatiche siano fortemente influenzate da fattori esterni come l’aumento delle temperature globali e le variazioni nei modelli di precipitazione.

Negli ultimi decenni, la regione mediterranea – Italia compresa – ha sperimentato un incremento delle temperature più rapido della media globale. Questo riscaldamento accelera l’evaporazione dell’acqua, riduce la disponibilità di risorse idriche e aggrava i periodi di siccità. I cambiamenti climatici stanno modificando anche i modelli delle precipitazioni, causando una riduzione delle piogge in alcune aree e un aumento di eventi estremi, come piogge torrenziali e alluvioni, in altre.

I rischi legati a fenomeni di questo tipo sono una grave minaccia per la biodiversità del Mediterraneo, preziosa e vulnerabile, ma anche per le comunità costiere e rurali, che dipendono fortemente dall’agricoltura, dal turismo e dalla pesca. È sempre più chiara l’urgenza di intervenire, dunque, sia per limitare l’aumento delle temperature sia per prepararsi ad affrontarne gli effetti ormai inevitabili.

Per saperne di più leggi l’approfondimento del climatologo Lorenzo Danieli: La regione mediterranea si conferma sempre di più un hotspot climatico.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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