Quanta acqua c’è nella neve?
Rispondere a questa domanda è importantissimo per gestire al meglio le risorse idriche, ma è più complicato di quanto si possa pensare. Ce l'ha fatta un nuovo studio tutto italiano
La neve è una risorsa fondamentale. Lo sa bene il nostro Paese, che nel 2022 ha dovuto affrontare una siccità senza precedenti a cui hanno contribuito nevicate eccezionalmente scarse nelle zone di montagna, che ci hanno privato di scorte idriche essenziali.
Secondo i dati resi noti dalla FAO (la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite), le montagne forniscono fino al 60-80% dell’acqua dolce mondiale, senza la quale non sarebbe possibile uno sviluppo sostenibile che mira a eliminare la povertà e la fame.
Ma quanta acqua c’è nella neve?
Conoscere questo dato è davvero importante per gestire al meglio le risorse idriche a nostra disposizione, soprattutto in vista di un futuro – tutt’altro che lontano – in cui queste saranno sempre più scarse.
Per sapere quanta acqua è contenuta nella neve dobbiamo conoscere tre cose:
- dove si trova la neve,
- qual è lo spessore,
- qual è la densità.
Alle prime due domande si sa già rispondere abbastanza bene utilizzando satelliti, misure e modelli. La densità della neve invece è sempre stata una variabile più complicata. Si sa come descrivere la sua evoluzione durante la stagione invernale: dalla neve fresca e leggera, a bassa densità, di inizio stagione alla neve più pesante e bagnata, ad alta densità, di fine inverno e primavera. Ma cosa succede invece in una stessa giornata lungo un versante o un bacino? Si ha neve a minor densità ad alta quota e nei versanti all’ombra e neve a maggior densità a quota minore e nei versanti al sole?
È molto più complicato rispondere a questa domanda, che ha delle implicazioni pratiche importanti: a parità di spessore della neve, con una bassa densità la quantità di acqua può essere la metà di quella con valori di densità maggiori.
Un recente studio portato avanti dall’Università di Milano Bicocca, dal CNR e da ARPA Valle d’Aosta propone un nuovo metodo che si basa sull’utilizzo del concetto di inerzia termica, che rappresenta la risposta di un materiale alle variazioni di temperatura.
L’ipotesi formulata è che l’inerzia termica della neve dipenda dalla sua densità, e quindi se riusciamo a trovare un modo per calcolare l’inerzia termica possiamo stimare la densità. Questo metodo è stato applicato su alcuni bacini valdostani usando dati da satellite, e sembra funzionare. «Ci sono ancora molte cose da migliorare ma è una strada promettente», commentano gli esperti.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Remote Sensing of Environment.