Anche la Sardegna ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità
Sempre più grave la situazione nell'Isola, come anche in Sicilia e in gran parte del Centro-Sud
La Sardegna ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità. L’annuncio è arrivato martedì dopo una seduta straordinaria della Giunta regionale appositamente convocata dalla presidente Alessandra Todde.
Questo status permetterà alle autorità di agire con maggiore rapidità e flessibilità, attraverso ordinanze di Protezione Civile che possono derogare alla normativa regionale esistente. Lo scopo del provvedimento, spiega infatti la Regione in una nota, è quello di poter mettere in atto gli interventi necessari a gestire l’emergenza attraverso ordinanze adottate direttamente dalla Presidente della Regione.
Il governo regionale ha stabilito che le direzioni generali competenti – tra cui l’Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna, i Lavori pubblici, la Protezione civile e l’Agricoltura – dovranno preparare relazioni tecniche per richiedere eventualmente la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la siccità. In Sardegna, intanto, lo stato di emergenza per la siccità resterà in vigore fino al prossimo 31 dicembre.
La presidente della Sardegna Alessandra Todde ha sottolineato l’urgenza di «ricorrere a prime e immediate misure di mitigazione del rischio volte a contenere gli effetti della crisi idrica in atto, che richiedono l’attivazione di procedure straordinarie come quella della dichiarazione dello stato di emergenza».
La Regione Sardegna stanzierà anche ulteriori risorse per la gestione dell’emergenza siccità, ha aggiunto Todde, assicurando che «in tempi brevi inizieremo a discutere di pianificazione, coinvolgendo sindaci e territori, perché non possiamo più permetterci di affrontare questa criticità senza una adeguata programmazione e una strategia condivisa».
Siccità in Sardegna, i dati
L’ultimo aggiornamento dell’osservatorio ANBI per le risorse idriche delinea uno scenario allarmante. In Sardegna le dighe trattengono 1048 milioni di metri cubi d’acqua, cioè il 57% del volume autorizzato.
Gli invasi dell’Alto Cixerri sono al 13,59% dei volumi invasabili (che corrisponde allo stato d’emergenza).
Tutti gli altri bacini, fatta eccezione per quello della diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell’erogazione idrica.
I territori che maggiormente soffrono la sete sono le campagne della parte centro-orientale dell’isola: Ogliastra e Nuorese, così come il Sulcis. L’irrigazione è stata interrotta nel distretto di Posada, dove il bacino di Maccheronis è al 26,8% della capacità, e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro.
I rilevamenti dell’Arpas confermano la scarsità delle precipitazioni registrata nell’ultimo periodo. Dal Sulcis-Iglesiente fino al nord dell’Ogliastra, i cumulati sono risultati inferiori alla media climatologica di oltre il 75%, con anomalie simili anche in Plananrgia e nel Logudoro. «L’assenza di precipitazioni sta portando allo stremo l’isola», commenta la Coldiretti regionale. In questo contesto, anche le temperature superiori alla media di riferimento contribuiscono ad acuire la sete della Sardegna.
Urgente intervenire anche sulle infrastrutture
Agli effetti dei cambiamenti climatici, che anche in Sardegna stanno determinando fenomeni estremi sempre più frequenti come siccità e alluvioni, si somma la situazione critica in cui versano le reti idriche. Proprio l’isola è infatti al primo posto fra i distretti idrografici che subiscono le perdite più ingenti, con più della metà dell’acqua immessa in rete che viene persa “per strada” (il 52,6 per cento secondo i dati resi noti dall’Istat). A seguirla c’è la Sicilia, altra regione colpita quest’anno da una siccità drammatica.