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Siccità, 3,5 milioni di italiani a rischio razionamento. Gli aggiornamenti

Siamo ancora in inverno ma la siccità in Italia è già un’emergenza, e le prospettive per i mesi più caldi fanno sempre più paura.

A delineare lo scenario a cui andiamo incontro è l’ANBI, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. «Dati alla mano – avverte il Presidente Francesco Vincenzi -, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata».
«È la dimostrazione del clamoroso errore che fa chi ritiene la siccità un problema prettamente agricolo, pur essendo il settore primario e la sovranità alimentare i primi ad esserne minacciati», aggiunge.

Secondo il Consiglio Nazionale Ricerche, infatti, una percentuale compresa tra il 6 e il 15 per cento della popolazione italiana vive già in territori esposti a una siccità severa o estrema.

In linea con i mesi precedenti (e praticamente tutto il 2022), anche nelle ultime settimane le piogge sono state pochissime, accompagnate da temperature eccezionalmente miti che stanno facendo assottigliare ulteriormente il manto nevoso nelle regioni alpine, già drammaticamente scarso. Secondo i dati riportati da Legambiente, è arrivata meno della metà della neve tipica sull’arco alpino (-53%)

L’effetto della siccità è già evidente sui fiumi e laghi, in particolare al Nord: Il Fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. Il fiume più grande d’Italia sta registrando portate al di sotto del minimo storto lungo tutto il suo percorso: a Piacenza -23,5% rispetto alla media, con scarti ancora più gravi nelle sezioni a monte (-73%). A Torino la portata del Po è di appena 15.7 metri cubi al secondo, in un periodo in cui normalmente è di 60.2 metri cubi al secondo.

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Il fiume Po visto dallo spazio,15 febbraio 2023. Foto: European Union, Copernicus Sentinel-2 imagery

Il Lago di Como ha una percentuale di riempimento pari al 20% e un livello di -5,8 cm: sebbene lontano dal record minimo è un valore di circa 20 cm al di sotto dei livelli normali. Il Lago Maggiore è cresciuto rispetto ad inizio anno, ma il livello è comunque sotto la norma, con uno riempimento del 38%.  Il Lago di Garda ha uno riempimento del 35% ed è a 13 centimetri dal record minimo del periodo (che risale al 1989). L’Isola dei Conigli (Isola di San Biagio), di solito raggiungibile solo a nuoto o in barca, è ora accessibile a piedi, percorrendo una sottile lingua di terra lunga 200 metri che la collega alla terraferma.

 

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Segnali di sofferenza idrica arrivano anche dal Centro Italia, con il livello del fiume Tevere in decrescita costante dall’Umbria fino alla foce. La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica e il lago di Bracciano rimane a un livello più basso di circa 30 centimetri rispetto al 2021.

«Settimana dopo settimana si aggrava la situazione idrica, in un Paese penalizzato dall’assenza di infrastrutture capaci di contrastare le conseguenze della crisi climatica – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Accade così che al Sud si sia costretti a rilasciare in mare quantitativi d’acqua, esuberanti le capacità degli invasi e che al Nord si capitalizzi solo una piccola parte del già iniziato scioglimento delle nevi. Questo, non solo di fronte alle immagini di autobotti già in azione nel Piemonte, ma ad allarmanti segnali provenienti da altre zone d’Europa: dalla Francia, dove si è alla vigilia del razionamento idrico in alcune zone del Paese, alla Gran Bretagna, dove è già iniziato il contingentamento negli acquisti di alcuni prodotti agricoli, quali peperoni, pomodori e lattuga».
«Se vogliamo limitare le pesanti conseguenze, che la situazione climatica sta disegnando per l’Italia – conclude gargano – dobbiamo attrezzarci subito a gestire al meglio una situazione d’emergenza, coordinando le inevitabili scelte nel rispetto delle priorità di legge; poi, assieme alla costante ricerca ed all’applicazione di soluzioni per l’ottimizzazione d’uso delle risorse idriche, è necessario dare il via ad interventi per aumentare le riserve d’acqua: dall’efficientamento delle opere esistenti alla realizzazione di nuovi bacini multifunzionali, come previsto dal Piano Laghetti, proposto da ANBI e Coldiretti».

Anche Legambiente sottolinea l’urgenza di intervenire per preparare l’Italia a un futuro in cui la siccità sarà sempre più grave. «Se continuiamo di questo passo rincorreremo sempre le emergenze – avverte l’organizzazione -. Il Governo definisca una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare con interventi  di breve, medio e lungo periodo che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione di prelievi e di sprechi d’acqua fin da subito».
«Non dimentichiamo che la transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa soprattutto della crisi climatica», aggiunge il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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