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L’inversione termica influisce anche sulla qualità dell’aria: ecco di cosa si tratta e perché è così importante

La spiegazione del meteorologo Simone Abelli

Sentiamo parlare spesso di inversione termica in riferimento a una determinata condizione dello strato atmosferico vicino al suolo o talvolta anche in quota. Dato che il nome stesso evoca qualcosa di opposto rispetto a una situazione abituale, andiamo innanzitutto a vedere qual è questa condizione normale.

Intanto, come suggerisce il suo nome, questo fenomeno si riferisce all’andamento della temperatura con la quota. Normalmente più saliamo di quota, più l’aria diventa fredda; lo sperimentiamo ad esempio quando andiamo in montagna dove generalmente fa più freddo che in pianura, e questa è la condizione abituale.

Eccoci allora al punto in questione: quando è presente un’inversione termica, la temperatura aumenta con la quota invece che diminuire.

inversione termica
Unsplash/Kirsten Mills

Le cause di questa deviazione dalla normalità sono diverse, così come sono diversi i tipi di inversione (al suolo, in quota, nelle pianure, nelle valli). L’inversione termica negli strati bassi in pianura è causata dal raffreddamento del suolo, in particolare nelle ore notturne e in maniera più accentuata nel semestre freddo. Durante le notti, in condizioni di cielo sereno e ventilazione debole o assente, il suolo perde calore per irraggiamento verso lo spazio e, di conseguenza, lo strato atmosferico più basso viene raffreddato dalla superficie terrestre. Questo raffreddamento è tanto più intenso quanto più lunghe, tranquille e serene sono le notti. Ed eccoci, dunque, di fronte alla situazione in questione, con aria più fredda vicino al suolo e aria più calda in quota.

È un fenomeno tipico delle situazioni connotate dalla presenza di un’area di alta pressione che ne accentua ancor di più le caratteristiche quando è accompagnata da uno strato di aria particolarmente mite in quota. Dato che in presenza di un’inversione termica l’atmosfera risulta stabile, ossia non soggetta a rimescolamenti d’aria verticali, negli strati bassi tendono a ristagnare umidità e inquinanti con conseguente peggioramento della qualità dell’aria e formazione di nebbia nella stagione fredda. Questi effetti sono tanto più significativi quanto maggiore è lo spessore dell’inversione termica che, in molte giornate invernali, non riesce a dissolversi neppure nelle ore diurne.

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Simone Abelli

È meteorologo presso Meteo Expert dal 1999. Nel 1995 consegue la laurea a pieni voti in Fisica con una tesi sull’analisi statistica delle situazioni meteorologiche legate agli eventi alluvionali che hanno interessato l’Italia. Dal 1996 al 1998 svolge attività di ricerca nell’ambito del progetto europeo MEDALUS sul problema della desertificazione nel Mediterraneo. Dal 2008 al 2015, diviene uno dei meteorologi di riferimento delle reti televisive Mediaset. Principali pubblicazioni: “Il clima dell’Italia nell’ultimo ventennio” e “Manuale di meteorologia”.

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